Cassazione: la legge del sangue supera quella dell’amore!

Altolà della Cassazione ai genitori “surrogati”: la priorità spetta sempre a quelli naturali. E’ questo, in estrema sintesi, il senso di una sentenza della Prima sezione civile, che ieri ha respinto il ricorso di un romano, sposato da 22 anni con una donna, già madre di una bambina di sette anni, avuta da una precedente e brevissima relazione. L’uomo aveva chiesto di adottare la piccola e, in primo grado, il Tribunale dei minorenni di Roma aveva dato il via libera, ritenendo per di più l`adozione nell`interesse specifico della bimba. La richiesta era stata avanzata in forza del fatto che l`uomo «aveva sostanzialmente svolto le funzioni di padre» della piccola «assistendola moralmente e materialmente».

Dopo il ricorso del genitore naturale, però, sia la Corte d`Appello di Roma che la Suprema Corte hanno ritenuto di negare la possibilità dell`adozione al patrigno, ricordando che il padre naturale, «pur non avendo mai convissuto con la minore, non aveva mai perduto l`esercizio della potestà genitoriale». E questo vale anche se l`uomo non si era mai sposato con la madre della bambina.

L’affidamento condiviso, rilevano in proposito i supremi giudici, si applica anche «ai genitori non coniugati» e oltre «ad evidenziare l`esigenza della condivisione del ruolo educativo anche nella crisi, consente di considerare l`istituto della potestà genitoriale non più come un esercizio di un diritto-dovere in una posizione di supremazia, bensì di una comune e costante assunzione di responsabilità nell`interesse esclusivo della prole».

Sulla sentenza della Cassazione è intervenuto il sottosegretario con delega alla Famiglia, Carlo Giovanardi, sottolineando che nel nostro Paese, in materia di affido, la situazione «sta diventando sempre più complicata con il rischio concreto di creare nodi inestricabili».

«Se non c`è una maggiore consapevolezza della stabilità familiare – riflette a voce alta Giovanardi – è difficile pensare di delegare sempre alle istituzioni. Oggi ci sono 800mila coppie separate con figli, magari contesi, ed è impensabile che debbano essere sempre dei giudici a decidere».

Quest’ultima posizione della Cassazione sembra abbracciare il mito del legame di sangue, lo stesso mito che in altre recenti sentenze era stato invece dai Giudici supremi rifiutato se non accompagnato dalla prova della idoneità del genitore ad esercitare il proprio ruolo.

Per cercare di ordinare le idee sui presupposti dell’adottabilità è necessaria, oggi più che mai, nella vicina ricorrenza dei 20 anni dalla ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dei minori, una profonda riflessione sul significato del “superiore interesse del minore” e sul suo diritto a vivere nell’amore di una famiglia stabile.