Chernobyl. Associazioni e famiglie in sit in alla Farnesina per chiedere l’aiuto delle istituzioni

Famiglie e associazioni chiedono al governo “più impegno per la riapertura delle accoglienze temporanee di minori bielorussi, bloccate da 627 giorni e per tutti i bambini bielorussi dimenticati dalla politica”

Le associazioni che hanno a cuore i bambini di Chernobyl e le famiglie italiane che ogni anno accolgono i piccoli offrendo loro soggiorni terapeutici nel nostro Paese, dando loro non solo cure ma anche tanto affetto, si sono date appuntamento questa mattina, giovedì 7 ottobre, di fronte al Ministero degli esteri, per chiedere al governo italiano “più impegno – si legge su Agensir– per la riapertura delle accoglienze temporanee di minori bielorussi, bloccate da 627 giorni e per tutti i bambini bielorussi dimenticati dalla politica”.

Quasi due anni in cui, i bambini ospiti negli orfanotrofi in Bielorussia non sono potuti arrivare in Italia per effettuare i loro soggiorni terapeutici e non hanno potuto godere “del calore” delle famiglie italiane, per molti di loro l’unica casa, l’unico abbraccio di una mamma e di un papà, tanto desiderati.

La causa?

Prima il Covid – spiega Avvenire– con l’impossibilità di spostarsi per motivi sanitari, quando poi questo ostacolo sembrava essere superato, è subentrata la crisi diplomatica”.

Intanto i bambini chiusi in orfanotrofio attendono di partire, per raggiungere la loro famiglia italiana. La cosa più difficile è spiegarlo proprio ai minori che hanno già subito una volta il trauma dell’abbandono. “Piangono, si disperano, non capiscono – racconta Marco Mochi, presidente Puer ad Avvenire- Pensando che sia colpa loroQuesto nel migliore dei casi. Altri sono passati al mutismo. Si sono chiusi in loro stessi. Ѐ struggente perché sono ragazzi che hanno già subito il trauma dell’abbandono. E vivendo in orfanotrofio, noi siamo l’unica famiglia che abbiano mai conosciuto“.

Chernobyl: in 30 anni circa 750.000 giovani sono stati ospitati in Italia

Sono trascorsi più di 30 anni, da quel tragico 26 aprile 1986 quando un incidente all’interno della centrale nucleare di Chernobyl, località oggi dell’Ucraina poco distante dal confine con la Bielorussia, diede vita ad uno dei più tremendi disastri nucleari ad oggi conosciuti, le cui nubi radioattive hanno compromesso, in molti casi purtroppo, irreparabilmente la vite di moltissime persone.

Ad oggi, scrive Agensir, sono circa 750.000 i giovani che, grazie a programmi solidaristici nati per allontanare i minori dalle zone contaminate, in 30 anni sono giunti nel nostro Paese.  Una “storia di solidarietà a costo zero per lo Stato italiano” – sottolineano associazioni e famiglie – “Non si può permettere che questa storia si interrompa e la protesta proseguirà fino a quando i bambini bielorussi non riavranno i loro soggiorni di risanamento”.

In copertina, immagine d’archivio ANSA (ripresa da AVVENIRE)