Ci siamo rivolti ad Ai.Bi., che abbina i figli adottivi in base al loro bisogno, non alle aspirazioni dei futuri genitori.

I figli si accettano, non si scelgono. Non una vetrina da cui scegliere il bimbo sfortunato più bello. L’adozione secondo la famiglia Colucci non è nulla di più lontano.

Da figlio adottivo a padre adottivo. Dopo 41 anni a casa Colucci si compie un nuovo miracolo dell’adozione di nome Zi Li.  

Sono trascorsi già due anni dal primo incontro di Marco ed Elena con il piccolo Zi Li, abbandonato dai genitori biologici è privo di un avambraccio. Mamma Elena e papà Marco ricordano ancora come la new entry di casa Colucci, quel giorno, volesse tutto tranne che andarsene dalla sua città, Sian, e dalle sue istitutrici. C’erano altre dieci coppie nella stessa sala, in attesa dell’assegnazione dei piccoli. Nessun inserimento o visita preventiva. Si attende, si prende in braccio il bambino e poco dopo si riparte. “In tutta quella confusione, piena di genitori e nuovi figli” – ricorda Elena – “Zi Li non ne voleva sapere. Io, mio marito e il nostro primogenito Matteo non facciamo altro che rincorrerlo per mezz’ora… lui è Marco è stato adottato 41 anni fa.

Papà Marco, invece, non ricorda nulla di quel suo primo incontro. Sa che è nato in un ospedale pediatrico di Milano e dopo pochi giorni era già al sicuro a Mestre, tra le braccia di quelli che lui definisce i suoi unici genitori. Anche il destino di Zi Li ha Mestre come meta. Ora assieme a genitori adottivi e al fratello maggiore Zi Li è parrocchiano di Carpenedo, dove nel 2015, dopo il battesimo, ha preso parte alla benedizione delle adozioni, la celebrazione promossa dalla Diocesi e da un gruppo di famiglie locali di Amici dei Bambini che si ripete ormai da quattro anni e che domenica 17 dicembre al Centro Urbani di Zelarino ha accolto altre decine di figli adottivi del Veneziano. Un gesto ecclesiale e comunitario, all’interno di una messa presieduta da don Pierpaolo Dal Corso, che accompagna e sostiene la scelta adottiva delle famiglie.

Ed è proprio la fede, per Marco ed Elena, a dare senso a questa scelta:  “È un dono che deriva da Lui”– dicono –  sappiamo che l’apertura alla vita della nostra famiglia fa parte del progetto di Dio – concordano i Colucci, da nove anni sposi – e sappiamo che è un dono che deriva da Lui: non ci siamo incontrati per caso e non abbiamo desiderato per caso, con entusiasmo, questa adozione”.

Una decisione che, per Marco, non è diventata la restituzione di una grazia ricevuta, quando da quella condizione di abbandono, ad essere salvato è stato prima lui.

E’ qualcosa di diverso e più profondo.  – racconta Marco –  Ho vissuto nella mia famiglia la forza della genitorialità adottiva. E ho sentito presto il desiderio di diventare padre attraverso entrambe le strade, quella naturale e quella adottiva. Un’aspirazione che Elena ha trasformato in convinzione”. “L’abbiamo deciso ancor prima del matrimonio, prima di sapere se avremmo potuto avere figli naturali o meno” aggiunge Elena.

I figli si accettano, non si scelgono. Non una vetrina da cui scegliere il bimbo sfortunato più bello. L’adozione secondo i Colucci non è nulla di più lontano.”Per questo – spiegano – ci siamo rivolti ad Ai.Bi., che abbina i figli adottivi in base al loro bisogno, non alle aspirazioni dei futuri genitori”.

Come nel caso della nascita naturale non hanno voluto conoscere le condizioni di salute del figlio tramite esami invasivi, “in modo analogo volevamo contare nello stesso principio – spiegano i due – nel caso dell’adozione”. E con la benedizione dell’adozione avvenuta due anni fa c’è stata la conferma: “Abbiamo voluto sancire il fatto che questo figlio fosse un dono da parte di Dio e non una ricerca nostra fine a se stessa. L’abbiamo vissuta come una chiamata. Se accetto che mio figlio naturale possa avere qualche problematica, perché non fare lo stesso con un figlio adottivo?”.

Fonte Gente Veneta