Cile. La confessione tra le coccole di Diego: “Non sapevo che esistesse la mamma: pensavo che i bambini vivessero tutti insieme e le mamme stessero da un’altra parte”. Ora con Carlos ha trovato una famiglia

bambini-cileQuando li guardiamo nei loro grembiulini, la mattina, riusciamo a realizzare davvero la gioia. Nei rari momenti di silenzio, perché siamo sempre in un giro vorticoso di giostra, cogliamo la poesia di quello che stiamo vivendo” . Claudia e Roberto esprimono così la loro felicità di neogenitori per #iosonoundono: i due fratellini Diego e Carlos, di 7 e 9 anni, originari del Cile – “vivaci, anzi, vivacissimi!” – hanno trovato finalmente casa, mamma e papà.

La famiglia è rientrata a casa, in provincia di Lecce, lo scorso mese di giugno, dopo 76 giorni di permanenza in Cile, un periodo che si è dilatato di qualche tempo rispetto a quello richiesto dalla procedura del paese.

Anche di questo occorre tener conto quando si adotta – dicono i genitori – : abbiamo trovato fortunatamente molta comprensione, rispettivamente, sui posti di lavoro.  Tra ferie, permessi, aspettativa non retribuita, maternità, siamo riusciti a farcela. Certo, bisogna essere pronti a vivere tutte le emozioni di questa nuova nascita e le necessità quotidiane essendo lontani da casa, dagli amici, dai parenti, in un paese straniero”.

Da poco la mamma è rientrata al lavoro, ancora per alcuni mesi a tempo parziale. “Non posso certo lamentarmi e sono consapevole che questo tempo è prezioso per i figli che così posso seguire all’uscita dalla scuola” .

Diego e Carlos frequentano rispettivamente la prima e la seconda elementare: hanno iniziato a settembre esprimendo la voglia di stare con altri bambini. “Avevano conosciuto maestre e spazi della scuola già dall’estate – racconta Claudia – ma certo l’ingresso a scuola a settembre, soprattutto per il più grande, all’inizio non è stato semplice. Ora possiamo dire che piano piano tutto sta andando verso la normalità”.

Diego sembra essere il più vivace dei due a scuola: “Fa già disperare le maestre!”, mentre Carlos ama studiare, va volentieri in classe e dimostra di voler imparare, con una predilezione per la matematica. La famiglia, seguita dalla sede Ai.Bi di Barletta, racconta come oggi, “dopo un lungo primo periodo di conoscenza in Cile, rimangano solo ricordi positivi e sfumino le difficoltà che in ogni caso ci sono state”. I bambini, che hanno vissuto quasi sempre in un istituto vicino alla capitale Santiago, non conoscevano il significato di famiglia né di mamma e papà, nel profondo.

Ci hanno chiamato mamma e papà da subito ma erano parole che non vivevano davvero. Per noi all’inizio eravamo come due estranei – dice Roberto – : solo sperimentando giorno dopo giorno la vita della famiglia lo hanno capito”. Non è di molti giorni fa infatti la confidenza che Diego ha fatto alla mamma in un momento di intimità e coccole. “Non sapevo che esistesse la mamma: pensavo che i bambini vivessero tutti insieme e le mamme stessero da un’altra parte”. 

Il primo incontro con i propri figli è ricordato ancora come qualcosa di magico. “E’ stato il nostro parto familiare – dice Claudia – : bellissimo e così carico di emozioni che non possiamo descriverlo”. In Cile i bambini sono stati preparati bene all’incontro: un mese e mezzo prima del viaggio di mamma e papà Diego e Carlos hanno ricevuto un album di fotografie; hanno poi conosciuto per la prima volta, a distanza, i genitori su  Skype e hanno ricevuto un dvd con un filmato in cui Claudia e Roberto presentavano la casa e le stanze in cui avrebbero vissuto. “Tutto questo ha molto facilitato l’incontro, ci hanno riconosciuto – aggiunge Roberto – per quanto poi la realtà anche per loro, crediamo, sia stata tutta da sperimentare giorno per giorno”.

Diego e Carlos, oggi, hanno compreso che mamma e papà ci saranno per sempre. “Per quanto siano abbastanza indipendenti, anche per il loro vissuto – dice Claudia – esprimono, seppure in modo diverso, un enorme bisogno di contatto fisico, di giorno ma anche di notte, volendo magari venire a dormire con noi. A volte manifestano anche qualche rivalità tra loro. Del resto manca l’intimità con la mamma, soprattutto”. Per contro , essendo bambini molto socievoli e amanti della compagnia dei coetanei, spesso, su loro stessa iniziativa, organizzano serate a casa dei cugini dove poi si fermano a dormire. “Da un lato siamo felici – dicono mamma e papà – dall’altro sentiamo una tale mancanza quando accade…!”. Claudia racconta che la scorsa estate durante un campo estivo Diego e Carlos avrebbero esclamato: Mamma puoi andare, non vorrai mica stare qui con noi!?!.

Frasi che se da un lato rendono felici un genitore, dall’altra sono in grado di lasciare a bocca aperta una neomamma e un neopapà che in pochi mesi hanno ripercorso molte delle tappe che un genitore biologico compie nel corso di anni.