Cina, è vero che la politica del figlio unico non c’è più?

Cara Ai.Bi.,

sono una “vecchia conoscenza” del mondo dell’adozione internazionale. Ho adottato un bellissimo bambino cinese quando aveva un anno e mezzo, ora ha 13 anni, frequenta la terza media ed è la più grande gioia della vita mia e di mia moglie.

Il tempo non ha affievolito il mio interesse per il Paese di origine di mio figlio e per la sua straordinaria e millenaria cultura. In particolare, sono rimasto molto legato al tema dell’infanzia in Cina: una realtà certo difficile, ma anche una grande potenzialità per il futuro di questo meraviglioso Paese.

Quando conobbi gli operatori dell’orfanotrofio in cui si trovava quello che sarebbe diventato mio figlio, mi dissero che il bambino era stato abbandonato in quanto, probabilmente, frutto di una seconda gravidanza di una coppia che aveva già un figlio. Ciò per effetto della cosiddetta “politica del figlio unico”. Tempo fa lessi che il governo cinese era intenzionato ad allentare queste restrizioni o a superarle del tutto. Spero sia stato effettivamente fatto, per il bene di tanti bambini. Sapreste dirmi quale sia, attualmente, la politica demografica praticata in Cina?

Grazie mille,

Enrico

 

legnaniCaro Enrico,

recentemente ci sono state novità importanti per l’infanzia cinese. La cosiddetta “politica del figlio unico”, adottata alla fine degli anni 70 dal governo di Pechino, è stata definitivamente superata. Da qualche mese, infatti, tutte le coppie, senza alcuna distinzione, sono non solo autorizzate, ma anche incoraggiate ad avere due figli.

Ma ripercorriamo brevemente la storia di questa forma di pianificazione demografica praticata dalla Repubblica Popolare Cinese che ha avuto, senza dubbio, delle ripercussioni anche sul fenomeno dell’abbandono dei bambini.

Nel 1979 il governo istituì una serie di regole per il controllo delle nascite al fine di limitare la crescita spropositata della popolazione, già a quei tempi molto numerosa, e favorirne così il benessere generale.

In pochi però avevano pensato agli effetti collaterali di una tale decisione, a cominciare dall’eventualità che il numero di abbandoni si impennasse.

Negli anni successivi, poi, una serie di eccezioni aveva tentato di mitigare la situazione: le minoranze etniche potevano già avere più di un figlio e alle famiglie contadine era concesso di tentare una seconda gravidanza se la primogenita fosse stata femmina. Più recentemente, inoltre, si è stabilito che una coppia costituita da due figli unici poteva avere il secondo figlio. Diritto esteso successivamente anche alle coppie di cui anche solo uno dei due componenti fosse figlio unico.

Nonostante queste aperture, però, il Paese si trova attualmente a fare i conti con una popolazione che sta invecchiando e con un tasso di natalità basso. Ciò significa, oggi, troppa responsabilità sulle giovani coppie che devono prendersi cura da sole di quattro genitori anziani e, in futuro, mancanza di forza lavoro, con tutto quello che ciò comporta a livello di decrescita economica.

Ecco perché, dunque, Pechino ha deciso di correre ai ripari per cercare di limitare gli effetti causati da questa politica decennale.

Un caro saluto,

 

Cristina Legnani

Adozioni internazionali di Ai.Bi.