Cina. “Era viva per miracolo e non avevamo un minuto da perdere: dovevamo trovare il modo di portarla subito a casa”

cina07Quando ci hanno prospettato le difficoltà del problema sanitario di B., a rischio di vita, ci siamo preoccupati moltissimo: era già nostra figlia e non avevamo un minuto da perdere!”

Maria e Edoardo, tornati in provincia di Vicenza a fine 2014 con la piccola Bianca Neve – questo il significato del suo nome – raccontano per #iosonoundono la loro adozione che, per loro stessa ammissione, ha del miracoloso.

Tutto è iniziato una sera dopo cena, a casa, mentre Maria stava leggendo articoli sul sito Aibinews.

Ho letto la sua storia nella rubrica ‘Figli in attesa’ e mi ha subito colpito – racconta – erano le 22 e d’accordo con mio marito abbiamo deciso di chiedere maggiori informazioni il giorno dopo. Era un caso urgente e molto particolare : alla sede AiBi di Mestre non si sono risparmiati nel presentarci la situazione grave. B., all’epoca aveva un anno e mezzo, era nata con un cuore univentricolare, una cardiopatia congenita per la quale normalmente i bambini non sopravvivono – racconta  – : lei  era viva per miracolo perché un’altra patologia polmonare di fatto evitava che il cuore avesse uno scompenso“.

Di fronte a un quadro così complicato, che addirittura prospettava una breve aspettativa di vita per la bambina, arrendersi poteva essere un’eventualità.

E invece Maria e Edoardo, all’ascolto di quelle parole, cominciarono a preoccuparsi seriamente: dovevano trovare il modo di portarla subito a casa e restituirle la vita e la salute. Senza farsi scoraggiare dall’approccio di alcuni medici, “che tendevano a porre l’accento sulle eventualità più negative, sulle possibili complicazioni a seguito dell’operazione” Maria e Edoardo si sono rivolti a centri ospedalieri della zona che vantavano eccellenze nel campo delle cardiopatie congenite.

Abbiamo subito consultato uno specialista di grande esperienza e autorevolezza, il primario della Cardiochirurgia pediatrica dell’ospedale di Padova – dice Edoardo – : è stato proprio lui a farci coraggio e rassicurarci sui buoni esiti di questo tipo di interventi, complessi ma che lui conosceva bene“.

Così, confortati maggiormente dalle parole del medico, “Sempre alla sera, intorno alle 22 che è evidentemente la nostra ora – ride  – ci decidemmo a mandare la mail ad Ai.Bi per dire sì. Mio marito quasi sveniva!

A metà giugno, le prime foto della bimba e le carte che descrivevano la situazione in modo più dettagliato.

Saremmo poi partiti a fine novembre 2014 – ricordano i genitori – : eravamo così fiduciosi che tutto sarebbe andato per il meglio che non abbiamo avuto nessun timore o pensiero negativo. Abbiamo preparato e mandato un book di nostre foto in un libro di fiabe così che qualcuno potesse cominciare a raccontarlo la nostra storia“.

L’incontro con la bambina ha rivelato subito il suo forte carattere: “Ci ha dapprima guardato con l’espressione neutra, per poi disperarsi quando la tata si allontanava. Per quanto non si sia trattato di un incontro idilliaco abbiamo capito come nei suoi due anni di istituto sia stata circondata da attenzioni

Così, addormentata tra le braccia della mamma, “la piccola B. è nata  in quel momento“.

Ma i miracoli non erano ancora terminati. Il primo anno in Italia per la famiglia  è stato molto provante: 73 giorni totali di ospedalizzazione, vissuti in periodi diversi e ogni volta affrontando situazioni mediche preoccupanti. Prima dell’intervento pianificato al cuore, una emiparesi del lato sinistro del corpo e un ascesso celebrale accertato dopo un’infezione costrinse Maria ed Edoardo a corse contro il tempo, a un intervento d’urgenza delicatissimo al cervello, a lunghe degenze e a timori di eventuali complicazioni neurologiche.

Oggi possiamo dire che anche di fronte a paure e preoccupazioni, è sempre stata nostra figlia a darci coraggio, senza una lamentela o un capriccio – dice  – Malgrado tutto quello che aveva passato, B. a una settimana dall’intervento girava in triciclo per l’ospedale“.

Mesi dopo fu la volta dell’operazione al cuore, “Con qualche complicazione che ci ha costretto a ulteriori cure – racconta  – : la bambina ha dimostrato di avere una fibra e un coraggio incredibile. Ha sopportato qualsiasi cosa, inclusa una dieta particolare prevista per il suo pieno recupero fisico

Insomma, un’adozione che ha visto nascere, nel dramma di ore difficili e notti nei reparti di terapia intensiva, il legame indissolubile tra figlia e genitori.

È vero, appena rientrati abbiamo avuto solo tre mesi di vita normale – ricorda  – ma siamo felici della gioia che B. ci ha sempre donato e ripagato con abbondanti interessi“.

Nel 2016 la bambina ha recuperato le forze: è cresciuta, si è inserita benissimo nella scuola dell’infanzia, è serena e amata alla follia. Adora la pasta, colorare, disegnare, arrampicarsi ovunque. I controlli confermano la salute recuperata anche se intorno ai 6 anni sarà necessario pianificare un ulteriore intervento al cuore in vista della sua crescita futura.

La nostra B. è una forza – concludono mamma e papà – : è nata nell’anno del Dragone. È un guerriero Dragone a tutti gli effetti!