Cina: il nostro piccolo ha pianto per la prima volta dopo 13 giorni

Il piccolo Yongfei Agostino è rientrato dalla Cina alcune settimane fa insieme ai suoi genitori adottivi. Ci racconta questa intensa storia di adozione il neo-papà Antonio con il quale abbiamo ripercorso i momenti più significativi accanto al piccolo Yongfei Agostino.

Ci racconta come ha avuto inizio la vostra storia di adozione?

La nostra storia di adozione è fatta di incontri e circostanze. Alcuni anni fa ci diagnosticarono una infertilità biologica e quindi l’impossibilità ad avere figli. Questa condizione ci spinse a verificare se precludeva anche una fertilità del cuore. Per questo, abbiamo cercato l’aiuto e la conoscenza di famiglie che già avevano intrapreso e percorso la strada dell’adozione. Abbiamo così deciso di incontrare e frequentare queste famiglie che dell’accoglienza di minori avevano sperimentato la bellezza sulla propria vita.

Durante l’attesa di nostro figlio abbiamo frequentato corsi e partecipato a diverse giornate di formazione. Abbiamo infine “stressato” gli operatori di Ai.Bi. mostrando loro ed in fondo anche a noi stessi, che ci era ignoto “cosa” ci attendeva ma non “chi” e “come” ci aspettava.

Ci parla del vostro primo incontro con Yongfei Agostino?

Molti raccontano scene emotivamente forti, da “lacrime di gioia”. Per noi è stato diverso. In Cina eravamo quattro coppie in 25 metri/quadri! I primi bambini iniziarono a piangere, per il distacco o per qualche disagio. Il nostro no. Nostro figlio è entrato da solo nella stanza, e noi… ecco non c’è stato “romanticismo” ma tanta razionalità. Sì, perché nell’istante dell’abbraccio è esplosa la consapevolezza che era sempre stato lì per noi, che lui era quel figlio che per troppo tempo non avevamo ancora abbracciato. E lui? Entrato perplesso e disorientato dopo 5 minuti esatti ci regalava, unico nel gruppo, il primo sorriso! Un sorriso che ci ha conquistato.

Ci racconta un episodio significativo?

Potremmo parlare del primo abbraccio, la prima notte “insonne” da innamorati di lui… In realtà crediamo che sia importante ricordare questo. Il nostro piccolo ha pianto per la prima volta dopo 13 giorni! E non è stato per quella macchinina sottratta, perché dopo non la cercava più; egli ci stringeva tra le lacrime ed intanto urlava quanto maggiore diventava il nostro abbraccio. Yongfei Agostino aveva capito che finalmente qualcuno era con lui e per lui e poteva “tirare fuori” tutto il suo cuoricino per consegnalo nelle nostre mani.

 Come è andato il rientro?

Anche questa esperienza è andata oltremodo bene perché all’aeroporto ci aspettavano i nonni ed alcuni nostri amici. Lui ha dormito durante tutto il viaggio in macchina, ma poi abbiamo fatto bene a svegliarlo per presentargli la sua cameretta: un trionfo!

 Se volesse dare un messaggio alle coppie che sono in attesa di un bambino cosa direbbe?

Noi vorremmo portare, per quanto possibile, tutta la positività dell’esperienza adottiva. Troppo spesso le coppie vengono preparate, a giusta ragione, al “peggio” ma non sempre si racconta con quale semplicità, naturalezza, spontaneità e stupore inizia la nuova avventura con i nostri piccoli. Bisogna chiedere di più innanzitutto a famiglie con figli adottivi e solo dopo seguire corsi di auto-formazione. Abbiamo assistito ad impatti traumatici tra genitori e figli adottivi. Ci siamo aperti a fatica a bambini con “bisogni speciali”, noi, che abbiamo avuto in dono un bambino con una palatoschisi sulla quale bisognerà intervenire solo quando avrà circa dieci anni! Tutti, quando sarà il momento, avremo le caratteristiche giuste per affrontare le difficoltà ed i disagi. E le difficoltà, in fondo, sono le stesse dei figli biologici. Ciò che cambia è lo sguardo che noi genitori adottivi “affiniamo”, per così dire, per sostenerli e guardarli in tutta la loro totalità. Vorremmo che le coppie giungano al vero giudizio sul loro futuro. Infatti, parafrasando uno slogan letto qualche anno fa diremmo che: “L’ignoto genera paura, il Mistero genera stupore”.