Cina. Marco 20 mesi altro che ipoacusia…è affetto da ‘mammite acuta’: “La mamma è mia e guai a chi me la tocca!”

cina7Che buffo, pensavamo fosse una femmina quando ci hanno chiamato per l’abbinamento.…e invece ecco davanti a noi la storia di un bambino di 10 mesi, il cui nome in cinese significa ‘mattino fortunato’. Era il nostro Marco, che assomiglia perfino ai nostri due figli: hanno le stesse guanciotte e il nasino un po’ schiacciato! Non solo: è nato dopo 9 mesi che i nostri documenti erano arrivati a Pechino!

Letizia e Renato, rientrati in Italia con un maschietto in più, lo scorso mese di dicembre, raccontano per #iosonoundono la ventata di allegria arrivata da Xi’An grazie all’adozione di Marco, oggi 20 mesi. L’atmosfera gioiosa che certamente non mancava con Giulio, 8 anni e mezzo e Dario, 5 e mezzo, è stata amplificata dal piccolo con occhi a mandorla dal quale ogni tanto i fratelli più grandi tentano di difendersi: “Mamma tienilo in braccio – dicono spesso i fratelli – se no Marco fa il gorilla e ci distrugge le nostre costruzioni!”.

La storia di questa famiglia che abita in provincia di Firenze è l’esempio di come, pur nelle difficoltà, l’adozione sia un atto gratuito di amore capace di far crescere ancora di più la voglia di accoglienza.

Aver coinvolto i fratellini ha voluto dire tanto – dice Letizia – : al momento giusto abbiamo spiegato perché il nostro desiderio di famiglia avesse lasciato spazio per un bambino abbandonato e quando i tempi erano maturi abbiamo chiesto a Dario e Giulio di aiutarci nella preparazione del lettino di Marco, perché avrebbero da subito condiviso con lui la cameretta. ‘Allora è proprio piccolo!’, hanno detto, quando hanno visto le misure del suo letto”.

I due fratelli, come spesso capita nell’adozione, sono stati fondamentali per facilitare il primo incontro: un momento fatto di tensione per i genitori, qualche lacrima che si è asciugata velocemente. “E’ stato bello andare in Cina  con i due figli – dice Renato – : arrivati al luogo dell’incontro, Marco cercava lo sguardo dei fratelli prima ancora del nostro. Ci siamo chinati, con Marco in braccio, per essere tutti all’altezza di Dario; gli abbiamo dato un giochino e da lì è scattata la relazione”.

Nei giorni successivi la famiglia al completo è andata a far visita all’ istituto dove Marco è vissuto prima dell’incontro con i genitori, per incontrare la tata che si è presa cura di lui per più di un anno.

Per quanto non sia consigliata questa modalità, dopo aver riflettuto insieme abbiamo deciso di viverla come una esperienza di famiglia, altrimenti poteva rimanere un vuoto, soprattutto per i nostri due figli biologici: era giusto che vedessero dove loro fratello è rimasto prima che arrivassimo noi – racconta Letizia – . Abbiamo deciso di andare anche perché sapevamo che quello di Xi’An è un buon istituto: dopo la veloce visita, tutti i bambini giocavano insieme nel cortile e saltavano sul tappeto elastico. La tata era una donna molto carina, che ci ha dato informazioni importanti su Marco e ci ha fatto percepire l’affetto per lui: lo ha salutato, ce lo ha riconsegnato quando si stava commuovendo. E lui ha rivolto subito le braccia verso di noi”.

Il piccolo ‘gorilla’ , così affettuosamente battezzato dai fratelli, era iscritto nelle liste special needs per una presunta ipoacusia.

Abbiamo fatto vari controlli e presto verificheremo anche il suo udito ma al momento ci pare che senta bene, risponde ai richiami – dicono i genitori – : il pediatra ci ha detto che nel complesso sta bene, è reattivo, solo un po’ esile. Mangia tutto adesso…anche troppo! E già in questi pochi mesi ha recuperato molto nei movimenti”.

Come si è trasformata la vita quotidiana, oggi?Occorre riorganizzarsi e tener conto che i due fratelli più grandi, Dario e Giulio, manifestano gelosie dettate dal cambiamento, per quanto siano comunque attenti e premurosi con Marco”. Per il nuovo arrivato, dal canto suo, i fratelli grandi sono già dei modelli da imitare, li cerca in continuazione per giocare e stare con loro. “In questo momento ha una ‘mammite’ acutissima e quando e’ in braccio a Letizia, la stringe forte e fa un risolino birbante come se volesse dire:”La mamma e’ mia e guai a chi me la tocca!”, dice Renato.

All’adozione Letizia e Renato pensavano già da fidanzati, “poi ne avevamo parlato come possibilità da non escludere i primi anni di matrimonio – aggiunge Renato – Arrivato il momento della scelta dell’ente ci siamo subito sentiti legati ad Ai.Bi.: partendo in quattro per noi era fondamentale avere un referente in loco che conoscesse bene il paese e le procedure”.

L’adozione ci ha rimesso in discussione e ci ha fatto crescere come coppia e come famiglia – concludono Letizia e Renato – Il tempo dell’attesa è stato prezioso e necessario per smontare i tanti “film” che passano per la mente e costruire il nostro nuovo rapporto a cinque: più che compiere un atto di carità, adempiamo con amore ad un dovere di giustizia. Più che donarci a questo bambino, rendiamo a lui ciò che è suo, una famiglia in cui crescere”.