Cina. Quell’adozione al confine con il Laos. Il ricordo di una famiglia di Ai.Bi.

Xiao Bei oggi ha tre anni ed è un bambino rinato. “A livello emotivo si è sbloccato”

“Siamo partiti da Venezia per arrivare in una città del sud della Cina, ‘pionieri’ tra le famiglie Ai.Bi. in una zona dove non erano mai state effettuate adozioni, al confine con il Laos. L’istituto in cui Xiao Bei viveva era a 1800 metri ma non lo abbiamo incontrato nella capitale di quello Stato, a 300 km da lì. Non è stato quindi possibile visitare il luogo dove lui ha vissuto i sui primi anni di vita e sarebbe stato tra l’altro molto complicato, per il percorso e anche per il fatto che in quella provincia era difficile incontrare qualcuno che parlasse inglese.…”

Inizia così l’avventura che Antonella e Marco raccontano, rientrati lo scorso maggio in Italia con il loro bambino, così atteso dal sorellina più grande, Francesca di 11 anni. Xiao Bei oggi ha tre anni e come capita sempre in ogni percorso adottivo, è un bambino rinato.

“A livello emotivo si è sbloccato, e quindi tutti i progressi arrivano velocemente: del resto abbiamo capito che in istituto non era stato molto stimolato, forse nemmeno interpellato, così che sapeva solo piangere e non riusciva bene a articolare parole – dice Antonella che insieme al marito e alla figlia è stata seguita dalla sede Ai.Bi. di Mestre –. Non sapeva tenere bene un cucchiaio in mano o fare le scale …se oggi riguardo i video di Pechino…quasi non si riconosce tanto è cambiato!”

Xiao Bai lunedì entrerà per la prima volta all’asilo. A dicembre, poco prima di Natale, ha subìto l’intervento per chiudere il palato – la sua labiopalatoschisi era stata in parte operata in Cina – e ha avuto bisogno di settimane tranquille per recuperare e superare i giorni dolorosi che questi interventi procurano.

“Ah questi bambini sono coraggiosi, soffrono e non piangono – dicono i genitori – ma sappiamo che aveva dolore: le prime due settimane mangiava appena, poi piano piano si è ripreso”.

Xiao Bei è un bambino vivace che fa passi avanti ogni giorno. Come la quasi totalità dei bambini arrivati con l’adozione , apparteneva alle liste special needs che nel suo caso sono rappresentati da alcuni problemi sanitari, malformazioni ai piedi e alle mani.

“Nel caso di nostro figlio, tutti i suoi arti sono privi di alcune dita – precisa Marco – Una mano è ‘a granchietto’ come si dice in gergo, cosa su cui giochiamo molto per definire questa particolarità. Questi problemi, tuttavia, non ci avevano spaventato molto in fase di abbinamento: dal video inviato si vedeva che il bambino poteva fare tutto, camminare e prendere oggetti. Non ci è parso insomma un deficit così invalidante.” E in effetti ancora oggi Xiao Bei dimostra di fare tutto e di muoversi bene qualsiasi cosa voglia fare.

“Per noi è risultato più difficile gestire ogni giorno la sua labiopalatoschisi, forse non eravamo così preparati – dice la mamma – dalle informazioni che avevamo sembrava poter mangiare di tutto mentre in realtà all’inizio si è solo cibato di latte, non prendeva altro. La prima settimana è stata…da panico!”.

Oggi non è più così, ma gli esperti, in effetti, mettono in guardia le famiglie, fin dai tempi della formazione e prima dell’incontro con il bambino. Chi scrive ha adottato in Cina e può confermare che i timori di questa e di altre famiglie coincidono, così come le domande, le apprensioni e le situazioni. I primi sette-10 giorni, soprattutto per questi bambini, sono difficili per cominciare a vivere in famiglia, è un salto nel buio: piccoli o grandi che siano, tutti loro hanno paura per quanto possano manifestare gioia, serenità o tranquillità. E solo quando si lasciano andare alla fiducia, tutto cambia. Può essere questione di attimi o di giorni, ogni bambino ha il suo modo di accogliere i genitori e i fratelli che vengono loro incontro.

“Da Pechino tutto cambia!” rassicurano gli esperti di Ai.Bi. in loco, e anche per noi fu così: dopo la prima settimana nella città di origine dei figli, il periodo, richiesto dalla procedura, da trascorrere a Pechino segna un cambio di passo.

“E’ vero – dice la mamma –  siamo perfino riusciti a fare del piacevole turismo tutti assieme una volta arrivati nella capitale. Avevamo più spazio in appartamento e quindi il bambino si muoveva e mangiava meglio, era curioso e voleva assaggiare tutto. Abbiamo scoperto che era goloso di dolci, ad esempio”

Eppure, difficoltà e paure a parte, Xiao Bei aveva legato subito con una persona speciale, fin dall’inizio: la sorella Francesca.

Con lei era reattivo e pimpante, con noi voleva stare sempre in braccio o nel marsupio – ricorda Marco – Francesca è stata bravissima, non è mai stata gelosa anzi, di grande aiuto. Oggi giocano insieme pur avendo differenza di età e fanno spesso un balletto buffo insieme scambiandosi gli occhiali”.

Tornati a casa in Italia, la reale vita in famiglia è iniziata per tutti, malgrado nel caso di Xiao Bei le frequenti visite mediche per tenere sotto controllo o curare problemi noti e non, abbiano richiesto un certo impegno alla famiglia. “Alcune patologie, gestibili, sono emerse una volta a casa – dicono i genitori – ma sappiamo che questo può accadere. Vorremmo dire a tutte le famiglie di non preoccuparsi, che tutto si può fare.”

Per un bambino con labiopalatoschisi e palato ancora aperto lo scorso maggio, ad esempio, chi avrebbe scommesso sul menu della festa della mamma?

“Appena tornati da Pechino andammo a pranzo da mia mamma – ricorda Antonella – Mia madre si presentò con le lasagne al forno. Xiao Bei vuotò il piatto!”.