Dopo un lungo silenzio ieri la Presidente della Comissione Adozioni Internazionali, Silvia Della Monica, ha risposto a due interviste. Tutti abbiamo letto con molto interesse. Ma alcune domande restano.
L’articolo pubblicato sul settimanale “Vita” a firma della redazione è qui riportato integralmente.
La Presidente della Commissione Adozioni Internazionali, Silvia Della Monica, dopo tanto silenzio – ultimo in ordine cronologico quello andato in onda domenica sera con Le Iene – ha rilasciato ieri due interviste, una a la Repubblica e una a Rai Radio 3. Alle interviste della Presidente sono seguite immediatamente reazioni opposte: plausi da un lato e delusioni dall’altro. Fresca di oggi è invece la notizia che la CAI e la Polizia di Stato hanno siglato un protocollo d’intesa per rendere più efficace l’azione di tutela e garanzia nelle adozioni internazionali.
«La accusano di metodi polizieschi», diceva la giornalista di la Repubblica ieri: «Pazienza», rispondeva la Della Monica. E oggi annuncia che la Polizia di Stato «supporterà la Commissione nello svolgimento delle attività di controllo nei confronti degli enti autorizzati a curare le procedure di adozione e, qualora si renda necessario, attiverà i collaterali organi di polizia a livello internazionale».
Intanto, tornando a ieri, Anpas per esempio per la prima volta ha preso posizione pubblicamente, dichiarando la propria adesione alla lettera a sostegno di Silvia Della Monica. Quanto all’intervista, Luigi Negroni, responsabile per le adozioni internazionali di Anpas, dice: «Sono molto soddisfatto delle risposte della Presidente. Ritengo che il sistema si può e si deve migliorare ma credo necessario, proprio a tal fine, che il lavoro debba essere congiunto, rivalorizzando la collaborazione fra Enti ed Istituzioni con l’obiettivo della trasparenza e legalità di tutto il sistema che coinvolge bambini e coppie adottive». Il Ciai invece in una nota afferma che «le recenti affermazioni della Presidente Silvia Della Monica non rispondono alle domande che il Ciai ha posto al Presidente del Consiglio Renzi. È per questo che vogliamo entrare nel merito dei punti che ancora non trovano adeguate risposte». Hanno evidenziato quattro punti, in gran parte sono gli stessi interrogativi che anche noi ci siamo posti ieri mattina, leggendo risposte della Presidente. Nulla di che, ma forse cose che un lettore generico di la Repubblica potrebbe non avere così presenti. Per rispetto del lavoro istituzionale e delle famiglie, lasciamo fuori ogni domanda sulla delicatissima e sofferta vicenda nella Repubblica Democratica del Congo, mentre confidiamo nella pubblicazione dei dati statistici 2014/2015 entro fine aprile, come ormai più volte annunciato dalla Presidente.
1. Convocazione della Commissione
La Presidente spiega per la prima volta perché in quasi due anni non abbia mai convocato la Commissione: ci sono dei conflitti di interesse, poiché «all’interno della Commissione, seppure in modo indiretto, erano presenti enti che non dovrebbero invece partecipare ai lavori. Riunirò la commissione quando avrò sanato questa anomalia».
Che nella CAI debbano sedere tre rappresentanti di associazioni nazionali familiari lo prevede il Regolamento con cui l’allora ministro Rosy Bindi ha riordinato la Cai nel 2007 (articolo 4 comma m del DPR 8 giugno 2007, n. 108). Qui si legge che fra i componenti della CAI ci devono essere «tre rappresentanti designati […] da associazioni familiari a carattere nazionale, almeno uno dei quali designato dal Forum delle associazioni familiari, con eccezione degli enti di cui all’articolo 39-ter della legge sull’adozione», ovvero degli enti autorizzati alle adozioni. A marzo 2015 Graziano Delrio, all’epoca Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, ha abrogato quel regolamento e firmato un DPCM contenente i nuovi “Criteri per la designazione dei rappresentanti delle Associazioni familiari a carattere nazionale, nominati componenti della Commissione per le adozioni internazionali”: il DPCM elimina il favor per il Forum delle Associazioni Familiari, nel senso che non vi è più traccia del fatto che «almeno un» commissario deve essere indicato dal Forum e in realtà esclude de facto che il Forum possa d’ora in poi esprimere un commissario Cai, stabilendo che i commissari designati «non possono essere espressi da enti autorizzati» o «rappresentarne, comunque, gli interessi». Del Forum Famiglie (che conta 47 associazioni nazionali e 20 Forum regionali) fanno parte due enti autorizzati, AiBi e AFN – Azione per Famiglie nuove. Se il conflitto di interessi è questo, è già stato risolto da marzo 2015 con il DPCM Delrio.
Uno dei tre commissari CAI espressione delle associazioni famigliari sarebbe quindi decaduto da un anno per effetto del DPCM Delrio (anche se l’avvocato Pillon, del Forum Famiglie, precisa di non aver mai ricevuto alcuna notifica in merito alla sua decadenza) e gli altri due sono scaduti a luglio 2015 (sul sito della CAI non vi è notizia di decreti di nomina o rinnovo per nessun commissario, fatta eccezione per i due esperti Piazza e De Ioris): per una CAI senza conflitti di interessi non basta quindi semplicemente nominare tre nuovi commissari? O ci sono altri conflitti di interessi a cui la presidente si riferisce?
2. Controllo degli Enti
La presidente dice che ci sono Enti «che hanno avuto gestioni discutibili, sia sul fronte economico che rispetto al rigore delle procedure adottive. Io sto cercando di ripristinare la legalità. Anche sottoponendo gli enti a vigilanza e controlli». A chiusura dell’intervista invita le famiglie ad avere fiducia, «però si devono affidare a un ente serio. È l’unica vera garanzia».
Ma non è un preciso compito della Commissione Adozioni verificare e controllare l’attività degli enti che lei stessa autorizza, sanzionando o togliendo dall’albo quelli che non si comportano secondo quanto definito dalle legge e dalle linee guida per gli enti autorizzati? La Commissione «cura la tenuta del relativo albo e lo verifica almeno ogni tre anni», dice il Regolamento. Quali sono questi enti non seri? Le famiglie hanno diritto di saperlo. In questi due anni l’Albo egli enti autorizzati pubblicato sul sito della Commissione è rimasto identico a se stesso, con 62 enti autorizzati, nessuno è stato cancellato: ovvio che ogni famiglia vorrebbe rivolgersi a un ente serio, ma questo Albo è l’unico strumento ufficiale che hanno a disposizione per orientare le proprie scelte.
La Presidente ha parlato più volte di verifiche e controlli, in un’altra intervista ha parlato esplicitamente di qualche ente «sotto inchiesta». Ovviamente non ci aspettiamo che la Presidente parli in pubblico di queste attività di verifica e controllo, solo chiediamo, insieme alle famiglie, che dopo due anni ci sia una conclusione chiara da rendere pubblica. Le uniche dichiarazioni pubbliche in merito ai controlli sono invece per il momento quelle fatte dal sottosegretario Andrea Olivero in una risposta a un’interrogazione parlamentare, il 5 marzo 2015: «sono in corso due verifiche sulla permanenza dei requisiti di idoneità degli enti autorizzati e sulla correttezza, trasparenza ed efficienza della loro azione avviate a seguito di qualificate segnalazioni pervenute. Le verifiche sono state avviate nei confronti dell’ente Associazione Adozioni Alfabeto, e dell’ente AiBi». Quella di AiBi ad esempio, dice il presidente Marco Griffini «è iniziata il 26 settembre 2014 e si è conclusa il 26 marzo 2015».
3. Progetti di sussidiarietà
Il tema è stato sollevato da Vita qualche giorno fa. La Cai deve rimborsare molti progetti di cooperazione, approvati e finanziati dalla Cai stessa. «Attenzione. Quanti di quei progetti di cui oggi gli enti chiedono il rimborso sono stati effettuati davvero? Quale rigore nelle spese? Soltanto quando avrò tutti questi elementi si potrà procedere ai rimborsi», ha detto la Presidente.
Ne approfittiamo intanto per chiarire un punto su cui forse non siamo stati chiari: gli enti autorizzati non fanno solo progetti di sussidiarietà finanziati dalla Cai, ma anche altri progetti con il sostegno di soci e famiglie adottive, che instaurano spesso un legame affettivo forte con il Paese d’origine dei loro figli. Alcuni Enti, poi, sono anche ONG e per questo realizzano ancora altri progetti di cooperazione allo sviluppo, con finanziamenti pubblici e privati: sono però tre cose diverse. I progetti di sussidiarietà finanziati dalla CAI di cui stiamo parlando, sono stati conclusi, rendicontati e tutta la documentazione è stata inviata alla Commissione entro il 31 agosto 2014, come richiesto dalla delibera 1/2012/SG. Mancano informazioni? La Commissione vuole contestare la documentazione presentata? È tutto in mano sua, perché non lo fa? Si tratta però inevitabilmente di una verifica progetto per progetto, ente per ente, fattura per fattura: diverso dal non rispondere alle richieste di informazioni degli enti sull’iter di questi rimborsi, come se questi progetti non fossero mai esistiti o gettare sospetti in blocco sulla attività di cooperazione realizzata. Possibile che tutto vada così male?
4. Rimborsi alle famiglie
«Le gestioni precedenti hanno usato in modo scriteriato i fondi della Commissione. Per questo migliaia di famiglie sono rimaste senza rimborsi. Con i fondi del 2016 potremo iniziare, in parte, a sostenere di nuovo le coppie», ha affermato la Presidente.
Come noto, i rimborsi delle spese sostenute per le adozioni internazionali (è deducibile dal reddito complessivo il 50% delle spese sostenute dai genitori adottivi, purché debitamente documentate e certificate dall’ente autorizzato) sono fermi alle adozioni concluse nell’anno 2011, rimborsi effettuati dalla CAI «con le risorse assegnate e destinate al sostegno delle adozioni internazionali nell’anno 2013 (disponibili da marzo 2014) e nell’ anno 2014 (da poco rese disponibili)», come dice il comunicato del 31 gennaio 2015, poiché il «DPCM del gennaio 2012 relativo alle adozioni concluse nel 2010 e nel 2011 [era] privo della copertura necessaria a coprire tali rimborsi». Che i rimborsi riprendano è quindi un’ottima notizia. Teniamo presente che a questo punto sono in attesa di rimborsi le coppie che hanno adottato dal 2012 in poi, ben quattro anni: 2.469 nel 2012 (fonte CAI) e 2.291 nel 2013 (idem), più quelle degli anni 2014 e 2015, di cui non abbiamo dati. Quante risorse sono disponibili per loro?
La legge di stabilità 2016 ha infatti creato un fondo da 15 milioni «allo scopo di sostenere le politiche in materia di adozioni internazionali e di assicurare il funzionamento della Commissione per le adozioni internazionali»: le attività che rientrano sotto quella dicitura sono tante, per cui è evidente che solo una parte di quel fondo potrà essere destinata ai rimborsi alle famiglie. Ma quanto? Un’interpellanza presentata il 2 febbraio 2015 da Michela Vittoria Brambilla, presidente della Commissione Bicamerale Infanzia, chiedeva, fra l’altro, «quale percentuale delle risorse del fondo per le adozioni internazionali il Governo intenda destinare al funzionamento della Commissione e quali alle misure di sostegno delle adozioni internazionali, come il rimborso delle spese sostenute dai genitori adottivi per l’espletamento della procedura di adozione e la defiscalizzazione di tali spese e delle spese sostenute dalle famiglie adottive di minori con bisogni speciali (special needs)»: quell’interpellanza è stata ritirata, ma la domanda resta.
5. Chi è il più importante?
Infine, una curiosità. Ma davvero, senza polemica. «Ci sono molti più enti, e tra i più importanti, che in una lettera mi hanno appena ribadito il loro sostegno», ha detto la Presidente. Criteri ce ne sarebbero molti, di solito noi giornalisti prediligiamo quello numerico e facciamo le top ten, ma riconosco non sia un criterio esaustivo e forse nemmeno quello più significativo. Però se quell’inciso l’ha fatto, significa che per la Presidente una gerarchia fra gli enti esiste: Presidente, come si misura l’importanza di un ente?