Colombia. La nostra seconda adozione “Alex prima di essere nostro figlio è diventato fratello di Duvi…e ha smesso di giocare a calcio”

colombiaQuando arrivano in Italia, è bello accogliere i bambini con una grande festa: per esperienza possiamo dire che i figli si sentono ancora più amati, voluti, accolti da tutti, non solo dai genitori”. Nathalie e Giorgio, tornati per la seconda volta dalla Colombia a metà ottobre con il loro Alex, 9 anni, raccontano per #iosonoundono che l’abbraccio della comunità in cui vivranno per sempre è parte fondamentale dell’adozione che comincia.

Sappiamo che non è esattamente il consiglio che danno le psicologhe – dicono -, ma nel nostro caso, sia per Duvi che per Alex la festa di benvenuto è stato un successo”.

Nathalie e Giorgio, seguiti dalla sede Ai.Bi di Mestre, avevano già accolto nel 2010 Duverney – per tutti Duvi –  originario anche lui della Colombia. “E’ un ragazzino di 13 anni, oggi, che a una iniziale timidezza risponde poi con tanta voglia di socializzare. E’ stato bravissimo ad accompagnarci in questa seconda avventura”.

Essere accolti in famiglia è già un traguardo ma diventare subito fratello può non essere così automatico, sia per chi è già in casa che per il nuovo arrivato. Tutto è filato così bene che anche mamma e papà non erano pronti per tanta naturalezza e spontaneità sorte tra i loro figli al primo sguardo.

Siamo stati piacevolmente sorpresi dall’incontro tra i due bambini – racconta la mamma, di origine tedesca ma da tanti anni in Italia – . Eravamo consapevoli che Duvi si sentiva il fratello maggiore, già prima del nostro abbinamento: sognava da sempre un fratellino. Però, se la prima impressione è quella che nasce a pelle…beh è scattata subito la sintonia tra lui e Alex. Come se fossero cresciuti assieme!”.

Forti dell’esperienza della prima adozione, Natahlie e Giorgio sapevano che “quando un bimbo è più grande vive l’adozione con maggiore consapevolezza e così è accaduto in entrambi i casi. Molti ci dicevano che essendo andata bene con la prima, la seconda adozione…chissà, ci mettevano i guardia quasi dovessimo stare in allerta! Sarà che in famiglia vediamo le cose con grande ottimismola nostra tranquillità è stata trasmessa ai bambini e non possiamo che essere felici!”.

Alex e Duvi stanno vivendo un momento di magica simbiosi che i genitori sperano possa continuare nel tempo. “Alex giocava a calcio in Colombia – dice Giorgio – ma quando ha ricevuto l’album con le nostre foto e un cd con alcuni video, ha subito notato che il fratello giocava a rugby: appena arrivati a casa, ha voluto cominciare anche lui!”.

La sua scelta, spinta dalla voglia di stare con il fratello e di condividere con lui il tempo libero e lo sport, è stata aiutata anche dal fatto che il 15 ottobre scorso era il compleanno di Duvi e i compagni di squadra hanno così pensato di organizzare una festa a sorpresa sia per Duvi che per dare il benvenuto al fratellino.

Alex si è proprio sentito a casa, era felicissimo – conferma Nathalie – tanto che il martedì successivo è voluto andare all’allenamento. Insomma ha dimostrato di essere talmente bravo che l’allenatore gli ha proposto di giocare nella categoria under 10, già da subito!”.

Una attività sportiva, come spiega meglio la mamma, che “aiuta i bambini a imparare le regole e il rispetto dell’altro, avversario in campo ma amici nella vita di ogni giorno” e quindi non può che far bene a entrambi i figli.

Alex e Duvi sono molto legati al papà, “figura che nella biografia di entrambi è mancata completamente”; l’ingresso in famiglia dell’ultimo arrivato si sta rivelando in ogni caso facile grazie ancora alla presenza del fratello più grande. “A Natale andremo in Germania da mia madre, a Friburgo e da mia sorella” dice Nathalie, “così anche Alex potrà conoscere le tradizioni natalizie tedesche che tanto piacciono a mio marito”.

Intanto Alex ha già iniziato ad andare a scuola. Su consiglio dello psicologo e con la collaborazione delle maestre, il bambino sta iniziando a conoscere la sua classe e le materie di studio. “Lo abbiamo iscritto in terza elementare e per ora sta andando due ore al giorno, poi con l’anno nuovo aumenteremo la frequenza. Siamo fortunati perché abbiamo trovato maestre e direttore didattico molto collaborativi e disponibili verso i bambini adottivi. Piano piano sta recuperando, senza fretta e intanto impara l’italiano che comunque  comprende bene”.

Una volta arrivati in Italia per i tanti bambini con bisogni speciali l’ingresso a scuola può essere un ostacolo da affrontare. “Con Duvi abbiamo inizialmente sbagliato scuola e quindi abbiamo dovuto cambiare. Questo può succedere ma abbiamo capito quanto sia essenziale selezionare con attenzione e per tempo la scuola – concludono Nathalie e Giorgio – La scuola giusta fa la differenza, sia per l’apprendimento dei bambini che, soprattutto, per l’integrazione in classe e nella società. Questi bambini si sentono messi alla prova tutti i giorni, sentono di dover rispondere a tante aspettative: se anche a scuola percepiscono la pressione…è una grande fatica per tutti”.