Colombia, sempre più sfollati a causa della violenza

Oltre 380.000 civili sono stati obbligati a lasciare le loro case nel 2008 su minaccia dei gruppi armati, quasi il 25% in più rispetto all’anno precedente, secondo dati della ‘Consultoría para los derechos humanos y el desplazamiento’ (Codhes), una delle principali organizzazioni non governative colombiane. Si tratta di 76.172 famiglie “costrette ad abbandonare i loro luoghi di residenza o di lavoro per aggiungersi all’universo delle vittime di questo crimine di lesa umanità”; il tasso di ‘desplazamiento’ (spostamento forzato) è passato da 713 persone ogni 100.000 abitanti a 888, un aumento che si registra costantemente dal 2006 e che riflette “il consolidamento dell’egemonia armata illegale, seguito a cruenti scontri in cui la popolazione contadina è diventata un obiettivo militare e le sue terre e beni un bottino di guerra”. Secondo il Codhes, tra il 1985 e il 2004 i ‘desplazados’ (sfollati) sono stati oltre quattro milioni e mezzo in tutto il paese; negli ultimi cinque anni si è aggiunto quasi un altro milione di persone. La grande maggioranza dei ‘desplazados’ vive “in condizioni critiche di povertà” prevalentemente nelle periferie dei centri urbani; alcuni sono fuggiti dal paese temendo per le loro vite, altri, ma non esiste un numero, sarebbero morti perlopiù di stenti. Le cifre ufficiali del governo, secondo Codhes, sono sottostimate: l’esecutivo calcola quasi tre milioni di ‘desplazados’ tra il 1997 e il 2008. Altra ‘vittima’ dello spostamento forzato è la terra: dal 2000, almeno cinque milioni e mezzo di ettari (pari al 10,8% delle terre fertili e destinate anche all’allevamento di tutto il paese) sono passati nelle mani dei gruppi armati.