Conferenza Nazionale della Famiglia: le proposte di Ai.Bi

Partendo dai dati dell’ultimo rapporto della CAI, e in particolare dal grave calo dei decreti di idoneità rilasciati dai tribunali per i minorenni (6 .237 nel 2006 a fronte dei circa 5mila nel 2009), che lasciano presagire una futura “crisi delle adozioni internazionali”, Ai.Bi. ha lanciato oggi un appello durante i lavori del gruppo “famiglia, affido e adozione” all’interno della seconda Conferenza nazionale della famiglia.

Ecco le proposte concrete per l’avvio di un nuovo decennio dell’adozione di minori stranieri per superare l’attuale evidente sfiducia nelle adozioni internazionali:

1. il rafforzamento della collaborazione fra Commissione per le Adozioni Internazionali, Tribunali per i Minorenni, Servizi sociali locali ed enti autorizzati al fine di creare un vero sistema di gestione dell’adozione internazionale;

2. l’avvio dei protocolli operativi in materia in tutte le regioni con obbligo di formazione e sostegno post-adozione obbligatorio per tutte le famiglie adottive;

3. la promozione della totale gratuità dell’adozione internazionale al fine di garantire l’effettiva ’uguaglianza tra le due forme di genitorialità, naturale e adottiva;

 4. la de-giurisdizionalizzazione dei decreti di idoneità alle adozioni (cioè il passaggio ad una idoneità dichiarata a livello amministrativo, come avviene in quasi tutti i paesi europei), perché occorre snellire il procedimento laddove possibile e perché la qualità della formazione può e deve essere garantita per altre vie;

 5. l’inserimento capillare delle adozioni in azioni e progetti di cooperazione allo sviluppo, perché tutte le azioni promosse dall’Italia all’estero avvengano con garanzia del principio di sussidiarietà. Lo stato italiano e gli enti autorizzati devono svolgere nei paesi esteri in cui adottano progetti di cooperazione allo sviluppo per garantire ai minori il rientro in famiglia o l’adozione nazionale laddove possibile;

6. occorre una riforma della fisionomia degli enti autorizzati. Attualmente si tratta di realtà in numero eccessivo e troppo differenti tra loro e di varie misure e organizzazioni: non tutti hanno sede nel paese estero in cui operano, con conseguente impossibilità di svolgere azioni di cooperazione allo sviluppo. Parallelamente in Italia gli enti devono essere presenti nel territorio nazionale per garantire l’accompagnamento delle famiglie adottive anche nel periodo post-adottivo.

L’obiettivo è quello di giungere ad avere un numero sempre maggiore di famiglie accoglienti e la parità fra genitorialità naturale e genitorialità adottiva in uno scenario in cui le cifre sull’abbandono aumentano: gli ultimi dati UNICEF parlano di 163 milioni di minori senza famiglia e la stessa UNICEF ha di recente diffuso un rapporto sull’adozione internazionale riconosciuta come importante mezzo per garantire il diritto dei minori a vivere in famiglia.