Liceo di Ravenna approva il “congedo mestruale” per le proprie allieve: un esempio da seguire

Il liceo artistico Nervi Severini di Ravenna ha approvato la concessione di un congedo di 2 giorni per le allieve che soffrono di problemi legati al ciclo mestruale. In Italia, una proposta di legge analoga è stata presentata in Parlamento nel 2016, ma l’iter non è mai proseguito

La vicenda è partita da una singola scuola (il liceo artistico Nervi Severini di Ravenna) ma ha subito imposto il tema all’attenzione di tutto il mondo della scuola italiano: concedere o non concedere due giorni di “congedo mestruale” alle studentesse (ma anche, come specifica il provvedimento del Nervi Severini, studenti transessuali o non binari) che dovessero richiederlo?

Le giornate perse per congedo mestruale non vengono contate come “ore di assenza”

La differenza tra l’ottenere un congedo e lo stare assenti (per una malattia, un impegno, ecc.) è che le ore in cui non si è presenti a scuola grazie a un congedo non vengono conteggiate come “ore di assenza”, non contribuendo, così, al conteggio che prevede che uno studente che ha saltato oltre un quarto del totale delle ore di lezione dell’anno scolastico non possa essere ammesso alla classe successiva (salvo, naturalmente, deroghe che possono essere concesse dalle singole scuole per situazioni particolari come malattie certificate).
L’unico vincolo per poter usufruire del congedo mestruale, secondo quanto stabilito dal Consiglio d’Istituto del Liceo di Ravenna, è quello di presentare un certificato medico una volta l’anno che attesti problemi di dismenorrea o altri sintomi di malessere legati al ciclo mestruale.

Congedo mestruale, un diritto che esiste in pochi Paesi del mondo

L’iniziativa è partita dalle studentesse del Liceo ed è stata poi recepita dal Dirigente Scolastico, che ha incoraggiato la discussione e attivato un processo democratico di decisione che ha portato a una votazione finale (favorevole) in Consiglio di Istituto.
Diversi studenti e movimenti hanno indicato l’esempio del liceo ravennate come modello da seguire e applicare in maniera più diffusa in tutte le scuole, ma non sono mancati pareri contrari. Scrive per esempio Paola Spotorno su Famiglia Cristina: “Come donna ho paura che aprire la strada al congedo mestruale possa avere un effetto boomerang in tema di parità dei diritti. Questa iniziativa infatti porrebbe di nuovo l’accento sull’essere noi donne, anche per ragioni fisiche, il sesso debole e bisognoso di protezione quasi paterna.
Se, poi, dal mondo della scuola ci si dovesse spostare al mondo del lavoro, il congedo mestruale potrebbe rafforzare la mentalità secondo cui è meglio assumere un uomo”.
La questione, insomma, è dibattuta, anche se nel mondo non mancano casi in cui il congedo mestruale sia una prassi consolidata. In Giappone, per esempio, una norma del genere è prevista fin dal 1947, mentre 5 anni più tardi, nel 1953, è stata la volta della Corea del Sud. Nei decenni successivi si sono aggiunti Taiwan, Indonesia e Zambia, dove l’istituzione del Mother’s Day ha concesso, a partire dal 2017, un giorno di riposo per le donne che hanno il ciclo mestruale (fonte: Dire.it). In Europa, l’unica nazione che prevede un congedo dal lavoro (fino a 3 giorni) per problemi legati al ciclo mestruale è la Spagna, che lo ha introdotto nel 2022.
In Italia, una proposta di legge analoga è stata presentata in Parlamento nel 2016, ma l’iter non è mai proseguito. Chissà che la decisione del liceo di Ravenna non rinnovi la discussione e porti a nuovi, futuri, cambiamenti.