Congo: caccia alla bimba albina “Mi vogliono mangiare le ossa”

“Mi vogliono mangiare le ossa, mi vogliono mangiare le ossa”. Letizia ha cinque anni, è albina, ed è nata nel Nord Kivu, martoriata regione del Congo nordorientale.

Il suo urlo, questa frase all’apparenza sconclusionata, non è il frutto di un’allucinazione. Non è un incubo notturno, un soprassalto di angoscia infantile. Letizia sa di cosa parla. Sa che “mangiare le ossa” anche nel linguaggio diretto, senza fronzoli, crudo dei bambini significa proprio quello. Ha visto, capito, le hanno raccontato che le bimbe come lei devono sfidare credenze, superstizioni, magie per sopravvivere in quest’angolo di mondo affacciato sull’equatore.

Essere albina, quella la sua condanna. O la sua colpa se nel mondo in cui sei capitata si idolatrano le superstizioni e alle forze soprannaturali o ai demoni si attribuisce chissà quale importanza nel far girare il cerchio della vita. Gli albini portano male, è il ritornello, ma le loro ossa, sgretolate, sminuzzate, ridotte a sabbia e mescolate in intrugli magici, no. Negli ultimi tre mesi una sua cugina – segnata dalla stessa sorte di essere «diversa» – è stata rapita. Sparita per sempre. La macabra tradizione – coltivata probabilmente da pochi adepti ma assai motivati – vuole che dalle ossa degli albini si estragga chissà quale sostanza, si faccia chissà quale pozione miracolosa. E così gli albini – la cui percentuale fra la popolazione mondiale (e non vi sono sospetti che il Congo sia diverso in questo) è di circa 1 su 20 mila – sono merce rara. E come tale preziosa. La cugina dunque è sparita qualche mese fa. E analogo destino è capitato a una sedicenne sepolta nel cimitero del suo villaggio nella zona di Goma. Ne hanno trafugato la salma, l’hanno portata via per ridurne le ossa rinsecchite in poltiglia.

La situazione è particolarmente grave anche in Tanzania e Kenya dove migliaia di albini abbandonano i propri villaggi per paura di essere perseguitati e uccisi, e si dirigono verso le aree urbane dove si sentono più al sicuro. Secondo quanto riportato da un gruppo di attivisti in difesa degli albini, in Tanzania sarebbero 7.124, tra cui 3.580 donne. Nel paese sono stati riportati diversi omicidi di persone albine, delle quali sono stati venduti per migliaia di dollari pezzi come lingua, orecchie, naso. Anche in Kenya questa pratica è molto diffusa. C’è la falsa credenza infatti che le parti del loro corpo abbiano poteri speciali quando vengono abbinate ad atti di stregoneria. Secondo quanto riferisce l’International Federation for the Red Cross and Red Crescent Societies, tra il 2007 e il 2009, hanno abbandonato i loro villaggi e si sono nascoste almeno 10 mila persone albine in Tanzania, Kenya e Burundi. Ad un incontro, tenuto a Nairobi, sono stati discussi i diritti degli albini alla sicurezza, alla salute e all’educazione. Servono urgentemente nuove strategie per ridurre lo stigma sociale ed educare i genitori dei bambini albini. Dalle statistiche rese note dall’organizzazione canadese Under the Same Sun (USS), che si occupa dei diritti e della tutela degli albini, risulta che dal 2007 in Tanzania sono stati uccisi 59 albini, e 9 siano stati brutalmente mutilati. In Kenya, ne sono stati uccisi almeno 7, il più recente il 24 dicembre. Altri morti sono stati registrati in Burundi, nella Repubblica Democratica del Congo, in Guinea, Swaziland e Sud Africa. Tuttavia, secondo l’USS, molti attacchi ed omicidi di albini in Africa, non vengono documentati o riportati.

(Fonte: La Stampa del 22/2/2011)