Emergenza Repubblica Democratica del Congo. “Chissà se la nostra casa esiste ancora”. Le parole del cooperante di Ai.Bi.

“Muoversi ora è impossibile e raggiungere gli orfanotrofi è fuori discussione per la sicurezza di tutti”. In questa testimonianza, Alessandro Solagna, il cooperante di Amici dei Bambini in Repubblica Democratica del Congo racconta la situazione difficile che si è dopo che il gruppo M23 ha preso il controllo della città, dove si trovano gli orfanotrofi FED e SODAS

“Mentre scappavamo dalla frontiera con il Congo per entrare in Ruanda, la situazione surreale ci ha colpiti profondamente: vedevamo jeep con turisti diretti alle visite ai gorilla, mentre noi cercavamo di metterci in salvo, con il pensiero di chi è rimasto indietro e non è riuscito a evacuare. Ora siamo a Kigali, temporaneamente, in attesa di capire come si evolverà la situazione. Non abbiamo idee chiare sul da farsi, per ora restiamo in stand-by, monitorando le condizioni per il ritorno a Goma… e chissà se la nostra casa esiste ancora”.
Alessandro Solagna è il cooperante di Ai.Bi. di stanza in Repubblica Democratica del Congo che ha temporaneamente lasciato il paese dopo l’escalation di violenza dei giorni scorsi. Come abbiamo ricordato, Ai.Bi. opera nel Paese dal 2008 con progetti di cooperazione internazionale e con il sostegno agli orfanotrofi SODAS e FED, offrendo protezione, cibo, cure mediche e istruzione ai minori abbandonati; gran parte di loro sono accompagnati da sostenitori a distanza.

La situazione degli orfanotrofi

“Muoversi ora è impossibile e raggiungere gli orfanotrofi è fuori discussione per la sicurezza di tutti – spiega Alessandro – Io sono in contatto telefonico costante con le strutture e i colleghi, per quanto le comunicazioni siano difficili per la mancanza di elettricità e di wi-fi molte ore al giorno. Fortunatamente funziona la linea telefonica normale. Oggi ad esempio ho parlato con un assistente sociale  che in un momento di relativa tranquillità stava cercando di recarsi sul posto, ma ogni spostamento è rischioso quindi credo che dovremmo ancora attendere per delle visite di persona”.
La situazione attuale è molto limitante. “Nell’est del Paese e a Goma manca l’elettricità da una settimana, rendendo difficile persino ricaricare i telefoni. Per ora dagli istituti ci mandano rassicurazioni, ma le difficoltà restano molte. Oltre agli orfani, ci sono bambini che abbiamo riunificato con le loro famiglie d’origine, ma pochi di loro hanno un telefono e la ricarica è appunto problematica”, spiega Solagna.

I bambini dei centri SODAS e FED

Al momento i bambini sostenuti dal programma di Sostegno a Distanza hanno ancora provviste, ci racconta Alessandro.
“L’area in cui si trovano gli istituti sono da sempre in aree a rischio, perciò ogni volta che possiamo facciamo acquisti per rinforzare le scorte. L’acqua resta il problema più grande – continua – Entrambi gli istituti che seguiamo si trovano in zone con servizi idrici assenti o scarsi. Abbiamo installato sistemi di raccolta dell’acqua piovana, ma ora nessuno può intervenire per garantire il funzionamento adeguato”.

Una situazione critica

Il contesto generale preoccupa anche sotto il profilo sanitario in quanto gli ospedali sono intasati di richieste e pazienti, feriti anche in modo grave in conseguenza di combattimenti o proiettili vaganti.
Se qualche bambino dei nostri istituti dovesse ammalarsi in questi frangenti, e ci auguriamo di no, può contattare il nostro medico a distanza – rassicura Solagna –  Negli ultimi due anni abbiamo equipaggiato due piccole farmacie interne con kit diagnostici ad esempio per la malaria e igienici, oltre ai medicinali essenziali”.
La situazione resta critica, ma Solagna e i suoi collaboratori cercano di fare il possibile per garantire ai bambini e alle loro famiglie un minimo di sicurezza e supporto.
“Qualcosa tuttavia sta riprendendo a funzionare: la prossima settimana cercherò di coordinarmi con un collega della contabilità per effettuare acquisti e trasferire fondi tramite Western Union o mobile money transfer. Molti negozi sono stati saccheggiati, pochi sono stati risparmiati ma mi auguro sia possibile trovare ancora dei beni di necessità”.
A livello personale, la famiglia di Alessandro è per il momento al sicuro.
“Mio figlio di 7 anni ha vissuto momenti di paura, soprattutto la sera, quando siamo arrivati a Kigali. Ci siamo fermati in un ristorante  per riposare, ma il suo pensiero è andato subito agli amici e ai nonni rimasti a Goma. La tristezza e la preoccupazione per chi é rimasto lì è stata profonda, per tutti coloro che non sono riusciti a fuggire in tempo… Mai avrei pensato di trovarmi in mezzo a un conflitto di questa portata. E ora riflettiamo sulla fortuna di essere stati protetti – conclude Alessandro – . Mia moglie, che ha vissuto la precedente invasione degli stessi ribelli durante l’ultima guerra in Congo, ha insistito per fuggire. Ha già vissuto molte fughe da Goma in passato. Lunedì siamo scappati dalla città e siamo arrivati vicino alla frontiera a Gisenyi. Per fortuna, i nostri amici e vicini di casa avevano trasferito un’auto in Ruanda e ci hanno lasciato le chiavi: senza il loro aiuto non avremmo avuto un mezzo di trasporto, adesso”.

Il tuo aiuto per i bambini in Repubblica Democratica del Congo

Dopo anni di guerra e mesi di disordini sempre più intensi, negli ultimi giorni la situazione a Goma, capoluogo della provincia del Nord Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo, è degenerata, provocando una crisi umanitaria.
I ribelli del gruppo M23 hanno dichiarato di aver preso il controllo della città, dove si trovano gli orfanotrofi FED e Sodas con i quali collabora Amici dei Bambini.
Bambine e bambini accolti negli orfanotrofi sono bloccati all’interno delle strutture, insieme a parte del personale.
La situazione è allarmante e le evoluzioni sono costanti.
Ora più che mai, i bambini di Goma hanno bisogno di tutti noi.