La ratifica italiana della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia compie 25 anni: a breve il punto della situazione del Gruppo Crc

gruppo crcCompleanno “d’argento” per la ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti dell’infanzia da parte dell’Italia. Era il 27 maggio 1991 quando il nostro Paese promulgò la legge 176 che accoglieva quanto approvato dall’Assemblea Generale dell’Onu il 20 novembre 1989.

A monitorare lo stato di attuazione dei diritti dei minori in Italia è il Gruppo Crc (Children Rights Convention), un network composto da 91 soggetti del Terzo Settore, tra i quali anche Amici dei Bambini, che si occupano della promozione e della tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Compito del Gruppo Crc è il controllo delle politiche per l’infanzia e della legislazione in vigore a livello nazionale e locale, allo scopo di verificarne la congruità con i principi della Convenzione.

Con l’approssimarsi del mese di giugno sale l’attesa, da parte degli addetti ai lavori, per l’annuale Rapporto di monitoraggio del Gruppo Crc. Il documento si propone di fare il punto sull’attuazione della Convenzione in Italia.

Il rapporto più recente, pubblicato il 17 giugno 2015, metteva in evidenza in particolare i problemi legati all’adozione internazionale, tema al quale era dedicato un intero paragrafo che si concentrava in particolare sulle inefficienze della Commissione Adozioni Internazionali. Rispetto alla situazione descritta nel rapporto 2015, qualcosa si è mosso, ma molto altro resta ancora da fare per dare nuova vita all’accoglienza dei minori stranieri abbandonati nel nostro Paese. Nel mese di maggio è infatti cambiata la presidente della Cai, con il ministro Boschi che ha sostituito Silvia Della Monica, ma quest’ultima ricopre ancora la carica di vicepresidente, nonostante gli appelli rivolti da più parti al governo per ottenere la rimozione dell’ex magistrato da entrambi gli incarichi. Tuttavia resta il fatto che la Commissione non si riunisce da più di 2 anni e che la quasi totalità delle interpellanze e delle interrogazioni parlamentari presentate sulle inefficienze della Cai – già ricordate dal rapporto 2015 e nel frattempo divenute più di 60 – non ha mai ricevuto risposta. Prosegue anche il calo delle adozioni internazionali realizzate nel nostro Paese e quello delle coppie che hanno dato la propria disponibilità. Fenomeni legati anche ad altri problemi ancora irrisolti, come quelli dei tempi troppo lunghi e dei costi eccessivi che caratterizzano gli iter adottivi. Permane, al contempo, il disinvestimento da parte dello Stato in questa forma di accoglienza, come dimostra il fatto che i rimborsi delle famiglie adottive – da realizzarsi tramite il Fondo Adozioni Internazionali – sia ancora fermo alle coppie del 2011. La gratuità delle adozioni internazionali, uno dei principali obiettivi di Amici dei Bambini, appare lontano, pur essendo alla portata di uno Paese in cui l’accoglienza adottiva di un minore straniero è l’unica forma di genitorialità ancora a pagamento.