Coronavirus ed esplosione di contagi: dito puntato sulla riapertura delle scuole

Presidi e sindacati protestano contro l’ordinanza del governatore lombardo Fontana. Ma i numeri sono difficilmente contestabili

A causa del Coronavirus dopo la Campania, anche la Lombardia si appresta a una chiusura delle scuole. Da lunedì gli istituti superiori torneranno infatti alle lezioni a distanza. Anche la Puglia ha approntato un simile provvedimento che, da lunedì, riguarderà le classi dalla terza superiore in su per tre settimane. Purtroppo, piaccia o meno, i numeri stanno infatti dicendo che l’esplosione dei contagi da Coronavirus si sia manifestata a due settimane dalla riapertura dei plessi scolastici e il dato sta facendo riflettere le giunte regionali. Ma “la maggior parte degli istituti per ripartire dopo mesi di lockdown ha puntato (anche) ad alleggerire le presenze“, come spiega il Corriere della Sera e quindi la transizione verso la didattica a distanza era iniziata già da settembre.

Coronavirus, contagi e scuole: la triste e dura realtà

Tale situazione, e in particolare la decisione di Regione Lombardia e del suo governatore, Attilio Fontana, non è tuttavia stata digerita dal presidente dell’associazione nazionale dei presidi, Antonello Giannelli, che ha messo in dubbio la leggitimità costituzionale dell’ordinanza, citando l’articolo 7 della Costituzione che dice che “l’organizzazione delle attività scolastiche non può essere imposta alle scuole”. Anche i sindacati hanno espresso perplessità. “Lasciare a casa i ragazzi è un errore – dice Tobia Settori, della CGIL regionale I contagi non avvengono lì, le aule sono sicure e la didattica era già mista nel 90% degli istituti. L’ordinanza si riferisce poi a tutte le classi, anche agli studenti delle prime appena inseriti e a quelli che dovranno sostenere l’esame di maturità”.

Resta però il fatto che, sebbene i presidi puntino il dito sulle attività extra-scolastiche, tale posizione risulta difficile da sostenere: gli studenti, quando le scuole erano chiuse per le vacanze estive, sono sempre andati in giro e hanno anzi avuto a disposizione molto più tempo per la socialità rispetto a quanto è accaduto dalla riapertura delle scuole. Eppure non vi era alcuna esplosione di contagi.

Forse è duro ammettere che la scuola abbia avuto un ruolo nella risalita dei numeri, ma, a ben considerare, sembra essere la triste realtà.