Coronavirus. Nuovo drammatico crollo della nascite. “Investire su adozione internazionale”

Le famiglie hanno voglia di accogliere ma c’è troppa burocrazia: occorre da parte dei servizi e tribunali il rispetto assoluto della legge sulla adozione internazionale

“Le proiezioni dell’ISTAT, audito sul DEF alla Camera dei Deputati, parlano di un crollo delle nascite che, per il 2021, potrebbe essere drammatico, come conseguenza dell’incremento della disoccupazione consequenziale, a sua volta, all’emergenza sanitaria da Coronavirus. Ecco che, proprio di fronte a tale drastico scenario, sembra quanto mai utile e necessario investire sulla adozione internazionale”. A sostenerlo è il presidente di Ai.Bi. – Amici dei Bambini, Marco Griffini.

Coronavirus e crollo delle nascite. Ma la voglia di accoglienza non cessa

“La vicenda di Napoli, dove si è scatenata subito una gara di solidarietà, come avviene ogni volta che la vicenda di un bambino abbandonato viene portata alla ribalta, per adottare la piccola Marienne, la bimba abbandonato dal padre nel quartiere Vasto perché non più in grado di prendersene cura, dimostra che le famiglie italiane non hanno perso la loro voglia di accoglienza. Ma perché allora le famiglie che si avvicinano alla adozione internazionale sono sempre di meno? Perché sono spaventate dalla deriva burocratica che ha subito nel nostro paese l’iter adottivo: tempi di legge non rispettati da servizi e tribunali; decreti di idoneità vincolati che di fatto impediscono alla coppia di conferire un mandato all’ente; passaggi burocratici non previsti dalla legge. Il primo passo per il rilancio della adozione internazionale – sembra assurdo affermarlo, ma è proprio così – inizia dal rispetto assoluto, da parte di servizi e tribunali, della normativa in vigore (legge 476/98) che ha segnato – quando è stata promulgata – un passo significativo verso la sburocratizzazione della adozione e che purtroppo non viene più applicata “

Il direttore del Dipartimento per la produzione statistica, Roberto Monducci, ha spiegato che le simulazioni dell’ISTAT, “pur senza sottoporci trasformazioni radicali, sottolineano l’accelerazione di quel processo che i media da tempo descrivono con l’immagine di un Paese dalle culle sempre più vuote”. Un processo evidentemente aggravato dalle criticità socio-economiche derivanti dall’attuale e drammatica situazione.