Cos’è l’Affido? Amare un bambino che non ci appartiene

Laura: “A parte le fatiche è una esperienza che vale la pena fare; la coppia però deve avere la consapevolezza di accogliere un figlio come se fosse tuo ma sapendo che non lo è”

Quando Laura e Fabio raccontano le loro esperienze di affido, è come ascoltare fiabe in cui i protagonisti devono attraversare boschi bui e superare molte prove, ma in fondo c’è sempre un lieto fine.

Le storie dei bambini tolti in emergenza alle loro famiglie di origine, perché a rischio di negligenze o maltrattamenti, sono dolorose e complicate e su questi episodi non si fanno sconti, nemmeno durante i racconti.

Quello che invece Laura e Fabio – genitori (esperti) di 4 figli – riescono a trasmettere, è la miriade di aspetti positivi, dettagli, appigli, punti a favore su cui si può far conto per ribaltare completamente una situazione altrimenti considerata impossibile o fallimentare.

Oggi – racconta Laura –  siamo arrivati alla quinta esperienza di affido, sempre in pronta accoglienza e a favore di bambini molto piccoli. La bambina che abbiamo accolto oggi ha quasi un anno; quando è arrivata, lo scorso settembre, aveva appena due mesi. Una situazione, anche questa, molto delicata, con due genitori biologici giovanissimi, che sono da un lato ancora ‘figli’ e dall’altro, purtroppo, già immersi in situazioni difficili. Fanno fatica a prendersi cura di loro stessi, non riescono a essere genitori in questo momento”.

Affido. La storia della piccola Margherita

La piccola Margherita (nome di fantasia, ndr) è arrivata in affido con un vissuto pesante già a due mesi di vita. Questa è la realtà dei bambini fuori famiglia: situazioni emergenziali a casa, la separazione, il passaggio in comunità, l’ingresso nella famiglia affidataria.

In comunità – dicono Laura e Fabio – Margherita non cresceva e non reagiva agli stimoli, era stata portata lì in quanto il tentativo di inserimento in una comunità mamma-bambino non era andato a buon fine, la madre aveva rinunciato. La bambina, quindi, era sottopeso e non mangiava. Del resto, i neonati hanno bisogno di accudimento esclusivo. Appena arrivata a casa con noi, a parte i primi giorni di ambientamento,  si è ripresa velocemente e oggi cresce molto bene”.

Margherita, che come tutti i minori in affido periodicamente incontra in contesti protetti i genitori biologici e i nonni, è ‘cresciuta’ anche dai figli di Laura e Fabio: ragazzi dai 12 ai 21 anni che si alternano in coccole, giochi, momenti al parco.

Oggi – racconta Laura – gli incontri con la famiglia di origine procedono con maggiore tranquillità ma all’inizio erano turbolenti i genitori non riuscivano a relazionarsi con lei, la bambina piangeva e anche i nonni non riuscivano a essere un buon tramite. Abbiamo quindi cominciato a essere presenti anche noi e piano piano le cose sono migliorate”.

Il futuro di Margherita è tutto da scrivere e le strade sono aperte; tuttavia è certo che l’abbraccio della famiglia di Laura e Fabio ha già colmato molte mancanze.

L’affido spesso dura una vita perché le relazioni non si esauriscono 

La vicenda precedente a questa riguardava una bambina oggi rientrata in famiglia. Un affido di successo che, in qualche misura, ha lasciato le porte aperte a un’amicizia.
Siamo ancora in contatto con la bambina e la famiglia – dice Fabio –continuiamo a sostenerli anche in modo pratico, emotivo psicologico. L’affido ha avuto un esito positivo perché la bambina è riuscita, con i dovuti tempi, a rientrare bene nella relazione con i genitori che fin dall’inizio hanno collaborato seppure nelle difficoltà. Anche i nonni ogni tanto ci chiamano per ricevere qualche consiglio. I risultati, date le premesse, sono stati ottimi in questo caso ma restano una serie di fatiche per cui è importante un appoggio da parte nostra”.

L’affido è un viaggio lungo di anni, spesso dura una vita perché le relazioni non si esauriscono: per i bambini vulnerabili – che pure sono sballottati da diverse parti – è però una soluzione che garantisce la continuità affettiva. Un lavoro certosino e paziente, quello dei genitori affidatari, consapevoli di essere un riferimento non solo per i bambini ma anche per le famiglie di provenienza, spesso disgregate.

Affido: testimoniare la propria esperienza

Laura e Fabio partecipano come coppia a incontri formativi con la loro testimonianza: sono consapevoli della realtà attuale dell’affido, dove spesso “i Servizi sociali mostrano lentezze, ma è anche vero che nel pubblico mancano le risorse umane e economiche”.

La collaborazione di questi genitori affidatari con gli operatori e gli educatori dei Servizi territoriali, peraltro, è sempre stata buona: tutti gli attori in causa sperimentano ogni giorno quanto impegno occorra per donare ogni giorno l’amore della famiglia a un bambino.

“A parte le fatiche – conclude Laura – è una esperienza che vale la pena fare, la coppia però deve avere una consapevolezza, che si sta amando un bambino che non ci appartiene. Si ama un figlio come fosse tuo con la consapevolezza che non lo è”.

 Essere famiglia accogliente con Ai.Bi.

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