Covid. È la scuola il principale focolaio di aumento dei contagi: +17,5%

Continua l’aumento dei contagi da Covid, specie tra bambini e ragazzi in età scolare. Inoltre, secondo una ricerca, la metà degli studenti positivi provoca ulteriori casi di contagio, mentre nel resto della popolazione solo il 25% dei positivi sono responsabili di nuove trasmissioni del virus

Un po’ era previsto, con l’inizio della scuola e l’arrivo dell’inverno, ma forse in tanti speravano che l’aumento dei contagi da Covid non corresse come le ultime settimane, invece, stanno dimostrando.
L’ultimo bollettino racconta di 15.089 nuovi casi nelle ultime 24 ore, con una percentuale di positività del 18,1%. Come sempre capita, però, i dati che si riferiscono a un singolo giorno non sono così significativi come quelli che riassumono l’andamento della settimana. Questi, come già sottolineato, indicano una netta risalita ormai dalla seconda settimana di settembre, con un rialzo che, secondo i dati della Fondazione Gimbe è passato da 107.876 a 244.353 (ma a breve arriverà il nuovo bollettino relativo alla settimana dal 5 all’11 ottobre).

Forse sottostimata l’incidenza della scuola sull’aumentoi dei contagi

Al di là del rialzo generalizzato, però, ciò che preoccupa di più è quanto accade nelle scuole: se, infatti, la percentuale del rialzo dei contagi generali dell’ultima settimana è stato del 14,9%, l’aumento nella popolazione in età scolare è di oltre 2 punti percentuali superiore, attestandosi al 17,5%. La fascia d’età più colpita è quella tra i 12 e i 19 anni, che pesa per il 42% del totale dei contagi “scolastici”, subito seguita dalla fascia 5-11 anni (41%). Meno colpiti i bambini più piccoli sotto i 5 anni, che sono il 17% dei contagiati in età scolare.
A conferma di come l’affermazione che il Covid sia pericoloso solo per i più anziani sia definitivamente da cancellare ci sono i numeri raccolti in oltre due anni di pandemia: dall’inizio dell’emergenza, i contagi nella fascia d’età 0 -19 anni sono stati 4.604.495. Di questi, 23.426 sono finiti in ospedale, con 523 ricoveri in terapia intensiva e 73 decessi.
Come noto, nelle scuole tutte le limitazioni sono state rimosse, mentre ben poco (diciamo, quasi nulla) è stato fatto per la ventilazione e la purificazione dell’aria. Il risultato, secondo la ricerca di un gruppo di ricercatori italiani pubblicata sulla rivista Influenza and other respiratory virus è che la situazione possa sfuggire di mano e – come riporta Repubblica – “Determinare l’interruzione delle normali attività didattiche”.
Come si diceva inizialmente, il rialzo dei contagi era previsto, visto che le scuole, per forza di cose, sono ambienti in cui per 5 o 6 ore diverse persone convivono in un unico ambiente chiuso. Proprio per questo, però, qualcuno ha sollevato il dubbio che non fosse il caso di eliminare qualsiasi restrizione, specie alla luce di quanto “di alternativo” non è stato fatto in estate, probabilmente sottostimando il rischio.

Ogni studente positivo contagia in media 1,03 altre persone

Uno studio specificatamente dedicato alla scuola, raccontato dalla ricerca citata, ha dimostrato che la scuola e gli altri contesti di comunità sono, dopo l’ambiente domestico, il secondo contesto in cui avvengono più contagi. Gli studenti, però, sono risultati essere “i più frequenti amplificatori dell’infezione e punto di partenza di catene di contagi più difficili da interrompere”. Secondo la ricerca, quasi la metà (il 46,2%) dei contagiati tra bambini e adolescenti hanno a loro volta generato successivi episodi di trasmissione del virus, moltiplicando la catena dei contagi. Nel resto della popolazione la generazione di successivi episodi di contagio ha riguardato solo il 25% dei positivi.
Anche il numero medio di infezioni generate da ogni studente è risultato essere tre volte più alto rispetto a quello del resto della popolazione: 1,03, contro 0,35.
A rendere il quadro ancora più preoccupante c’è il fatto che questo dati riportati dalla ricerca sono riferiti a un periodo in cui erano ancora in vigore le limitazioni e l’obbligo delle mascherine. Per questo, la conclusione dei ricercatori indica che “L’ondata di questi giorni è determinata in buona parte dalla riapertura delle scuole, come testimoniato dal rilevante aumento di incidenza osservato tra coloro che le frequentano. La grande ondata estiva di Omicron 5 si era spenta spontaneamente per mancanza di contatti da infettare. Il ritorno tra i banchi, con tutti i contatti sociali tra bambini e ragazzi ripristinati dopo le vacanze, ha probabilmente ridato spazio al virus”.