Crisi Adozioni Internazionali: il Belgio cerca nuove soluzioni.

Adottare un bambino all’estero diventa sempre più difficile. Da alcuni anni, si segnala una significativa diminuzione nel numero di adozioni internazionali.

Un segnale preoccupante se si considera che lo scarto tra il numero delle domande di adozione ed il numero di bambini adottabili diventa sempre più consistente.

A fronte di questa situazione, la Comunità francese del Belgio, sta cercando di instaurare nuovi partenariati in particolare con Paesi Africani quali Togo, Burkina e Costa d’Avorio.

Al contempo sta dando sempre maggiore importanza allo sviluppo di adozioni di “special needs”, categoria nei confronti della quale i Paesi d’origine risultano rimanere sempre più aperti e disponibili.

Adottare un bambino con bisogni specifici necessita sicuramente di un’apertura supplementare da parte delle famiglie adottive ma risulta essere con tutta probabilità un fenomeno che tenderà ad aumentare.

Nel caso del Belgio, nel 2004 si contavano 366 adozioni (comprese quelle nazionali) che sono andate quasi costantemente a diminuire: 334 nel 2005, 248 nel 2006, 212 nel 2007, 180 nel 2008 e nonostante tutto, un leggero aumento nel 2009 con 220 dossier.

Secondo Didier Dehou, Direttore dell’Autorità Centrale della Comunità francese, sono diversi i fattori che spiegano questa situazione. I paesi d’origine stanno sempre più limitando, ufficialmente o meno, l’adozione internazionale. E’ il caso della Cina, della Russia, dell’India, del Madagascar.

Inoltre le legislazioni di molti paesi si stanno evolvendo, rendendo così le procedure per l’adozione internazionale più restrittive favorendo l’adozione interna.

Infine i Paesi d’origine, messi sotto pressione dal sollevarsi da questioni etiche e da casi eccessivamente pubblicizzati e strumentalizzati dai media, desiderano sempre più tutelare la propria immagine all’estero.

Fonte: Le soir