Crocifisso a scuola. La provocazione di Fioramonti? “Quella croce è un simbolo universale di pace, patrimonio della nostra cultura. Faccia un passo indietro”

Il presidente di Ai.Bi. Griffini: “Tradizioni culturali di un Paese servono a formare i giovani e integrare chi è accolto”

“La tradizione, termine che deriva dal latino ‘tradere’, che significa ‘tramandare’, dovrebbe essere parte integrante del sistema educativo di un popolo. Una parte fondamentale sia per formare i giovani, sia per favorire l’integrazione di chi, in quel popolo e in quel sistema culturale, non ci è nato ma vi è stato accolto. Allo stesso modo, quindi, il ministro dell’Istruzione dovrebbe essere il primo rappresentante della conservazione delle tradizioni culturali del suo Paese”. Lo ha detto il presidente di Ai.Bi. – Amici dei Bambini, Marco Griffini, a proposito della frase del ministro Lorenzo Fioramonti, secondo cui nelle aule bisognerebbe “permettere a tutte le culture di esprimersi e non esporre un simbolo in particolare”. Il crocifisso, secondo Fioramonti, dovrebbe essere rimpiazzato da “una cartina del mondo con dei richiami alla Costituzione”.

“Il ministro della Pubblica Istruzione ha sollevato un’inutile polemica con la proposta di togliere il Crocifisso dalle aule scolastiche, con il rischio che questo simbolo universale di fraternità venga strumentalizzato politicamente e diventi un segno divisivo – ha commentato ancora al proposito Griffini – Il concetto che emerge dalle dichiarazioni del ministro è sconfortante e non tiene conto minimamente dei precedenti giuridici in materia. Poi ci stupiamo se i nostri giovani se ne vanno? Ci auguriamo vivamente che il Ministro Fioramonti faccia un passo indietro”.

Già, perché, sulla questione, esistono già diverse sentenze che chiariscono abbondantemente il tema. E, così, la provocazione di Fioramonti ha incassato, oltre alle prevedibili contrarietà di parte politica, anche la disapprovazione della CEI – Conferenza Episcopale Italiana, pronta a ricordare, per mezzo del segretario generale, monsignor Stefano Russo, che il crocifisso “non è assolutamente un simbolo divisivo. Qui non si tratta di una questione confessionale, ma di civiltà e di appartenenza a una cultura intrisa di cristianesimo e anche di ciò che ne è scaturito in termini di accoglienza e di integrazione”.

“Spiace che si ritorni, ancora una volta, su questo tema – ha continuato monsignor Russo – cui peraltro hanno già risposto due pronunciamenti del Consiglio di Stato, una sentenza della Corte Costituzionale e una della Grand Chambre della Corte Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo”.

“Il ministro della Pubblica Istruzione – ha aggiunto l’arcivescovo di Monreale, monsignor Michele Pennisi – ha sollevato un’inutile polemica con la proposta di togliere il Crocifisso dalle aule scolastiche, con il rischio che questo simbolo universale di fraternità venga strumentalizzato a livello politico e diventi un segno divisivo. Il Ministro non può non tener conto dei vari pronunciamenti(…)”.