Dal Cile al Salento. “Ora abbiamo una mamma, possiamo chiedere tutto a lei”: così Anita è tornata bambina. Insieme a Maria ha trasformato la fiaba dell’adozione in realtà

img-20161012-wa0001Chissà  se, anche nella più romantica delle loro fantasie Anita, 9 anni, e la sorellina Maria di 6 (nomi di fantasia), avrebbero mai immaginato una festa così speciale, tutta per loro: centinaia di persone le hanno accolte e abbracciate lo scorso 1° ottobre, in occasione del loro Battesimo, celebrato in Puglia, la terra che le ha accolte.

L’adozione che tanto sognavano in Cile si è trasformata in una fiaba. E poi in realtà .

L’abbraccio di mamma e papà nel loro Paese di origine, l’accoglienza delle zie all’aeroporto in Puglia, la gioia prima di tutta la famiglia e poi dell’intera cittadina in provincia di Lecce, nella quale le due bambine tornate figlie. Dal primo incontro tutto si è svolto velocemente e con naturalezza, come ricordano, per #iosonoundono, Romina e  Andrea che, dopo due mesi e mezzo trascorsi nel Paese sudamericano, sono diventati finalmente la nuova famiglia di Anita e Maria.

Racconta Romina che l’idea dell’adozione era nel nostro cuore da sempre, anche da fidanzati. Io e Andrea poi, che immaginavamo una famiglia con figli naturali e adottivi – dice -, siamo pian piano arrivati all’adozione internazionale, visto che dopo il matrimonio non arrivavano bebè”.

Così, seguiti dalla sede Ai.Bi. di Barletta, Romina e Andrea hanno conosciuto la storia di Anita e Maria. Era febbraio di quest’anno.

“Eravamo già orientati ad accogliere due bambini, Andrea in cuor suo sperava proprio in due femmine – racconta ancora Romina -. Quando ci hanno dato la notizia dell’abbinamento a due sorelline, mio marito ha fatto un balzo sulla sedia sbattendo la testa contro il muro dalla felicità!”

A fine aprile, un breve saluto su Skype e poi la partenza per il Cile dove tutto si è svolto nella felicità di essersi finalmente trovati. L’affiatamento è stato così immediato che al ritorno dal Cile, i primi di luglio, gli amici e i parenti  vedevano la famiglia come tornata da una vacanza, proseguita poi in Salento nella calma e serenità .

“Possiamo dirlo: sono bambine bellissime – dice Andrea, che oggi è affettuoso compagno di giochi delle sorelline -: hanno vissuto tre anni in un piccolo istituto, quasi una casa famiglia dove hanno sviluppato molti affetti. Sono state ben accudite e amate, per quanto non si trattasse di una famiglia”.

Anita da troppo tempo sentiva su di sé un carico di responsabilità verso la sorella più piccola, per cui era il riferimento fondamentale. “La maggiore è una bambina decisamente ‘tosta’ che ha vissuto l’adozione quasi come una liberazione – dicono i genitori -: già dal giorno dopo il nostro incontro, ogni volta che Maria la interpellava, le rispondeva: ‘Vai dalla mamma, ora puoi chiamare lei per qualsiasi cosa’ . E così è stata felice di tornare bambina: oggi si lascia lavare e pettinare, è tornata a giocare, a volere le coccole”.

Anita e Maria sono felici di andare a scuola, rispettivamente in quarta e prima elementare: la maestra di Anita è mamma adottiva, mentre in classe con Maria, che parla già italiano con inflessione salentina,  c’è il cuginetto. Sono descritte come bambine affettuose, “che regalano abbracci e baci a non finire – concludono Romina e Andrea -. Oggi hanno appreso cosa significa una famiglia, il rispetto delle regole e dei ruoli. Tutto è accaduto velocemente perché desideravano non solo una mamma e un papà ma una famiglia nel senso più ampio del termine, cui affidarsi e appartenere”.