Dall’Italia al Kenya per conoscere Beth, bimba adottata a distanza e aiutare sua mamma a trovare lavoro

Roberto Calugi: “Con l’adozione a distanza ricevi molto di più di quello che dai!”.

Beth è una bella bimba kenyota di 13 anni. Lei è la maggiore di altri tre, tra fratelli e sorelle. Suo papà se ne è andato di casa ed ora tocca alla mamma mantenere tutta la famiglia.

Purtroppo i soldi non sono molti e di certo non sono sufficienti per permettere alla piccola Beth di andare a scuola,  imparare cose nuove, formarsi e in questo modo diventare una donna più consapevole, con maggiori possibilità di un futuro migliore.

Per fortuna, sulla sua strada, Beth ha incontrato AI.BI. e una famiglia italiana dal cuore grande che, grazie all’adozione a distanza, da 3 anni si prende cura di lei e della sua istruzione, ma non solo, perché Roberto Calugi, questo il nome del suo angelo custode a distanza, ha deciso di fare di più. Di volare in Kenya con sua figlia Aurora, di pochi anni più piccola di Beth, per iniziare ad intessere con la bambina e con la sua famiglia, un rapporto davvero speciale.

Le gioie dell’adozione a distanza

Roberto Calugi di mestiere è direttore di un’associazione imprenditoriale. È stato proprio per lavoro che per la prima volta ha conosciuto Ai.Bi e il progetto di adozione a distanza: “Uscii da quell’incontro con la voglia di adottare una cinquantina di bambini  – racconta – almeno uno andava fatto e chiesi la possibilità di intraprendere questo tipo di esperienza”.

Non era la prima volta che Roberto adottava a distanza un bimbo meno fortunato, ma la prima adozione non era stata come se la immaginava: “l’avevo trovata molto fredda, distante, – ricorda- parlando con voi mi siete sembrati invece molto attivi, mossi da un’intenzione nobile – continuaEro entrato per fare qualche cosa come lavoro e sono uscito che l’ho fatto privatamente”.

Così Beth iniziò ad entrare, 3 anni fa,  nella vita di Roberto e della sua famiglia: “All’inizio non abbiamo fatto nulla di speciale, mi mandavate  la foto della bambina e tutto era rimasto nei canoni standard di una piacevole adozione a distanza – poi a marzo dello scorso anno la scintilla- dopo una giornata di lavoro, in cui ti chiedi che hai fatto dalla mattina alla sera,  ho detto ‘ora vado a trovarla’ –spiega.

Un viaggio in Kenya per conoscere Beth

Roberto oltre ad occuparsi a distanza della piccola Beth è anche padre di una bambina di 10 anni, Aurora: “chiesi ad Ai.Bi. di avere una bambina dell’età di Aurora, mia figlia, perché mi piaceva che stabilisse un rapporto con una bimba  più o meno della stessa età – racconta.

Roberto ed Aurora ogni anno trascorrono una settimana insieme, solo loro due. Un modo per stringere ancora di più il legame padre e figlia.

Bene, Roberto non sarebbe andato da solo a conoscere Beth in Kenya, ma con lui sarebbe partita anche Aurora.

“Sono stati 3 giorni bellissimi – racconta Roberto – Il primo, siamo andati a scuola di Beth, abbiamo conosciuto la mamma e la bambina e siamo stati accolti come mai nella vita.  Mi sono fatto abbracciare da centinaia di bambini, perché poi avendo i peli sulle braccia e i capelli lisci erano tutti incuriositi da questa stranezza – continua  Aurora e Beth hanno legato come si fa alla loro età.  Poi siamo andati in un orfanotrofio poco lontano da Nairobi, mi ero caricato palloni, reti da pallavolo, quaderni, matite… è stata una bellissima esperienza. Tornato a casa spesso la testa va lì…”.

Un sostegno per Beth e per la sua famiglia

Roberto è andato oltre al semplice rapporto di adozione a distanza, è voluto volare in Kenya per conoscere la bimba di cui si prende cura e la sua famiglia: “La vorrei sostenere per tutto il percorso scolastico e anche universitario. Anche se la bambina non sa ancora cosa fare  – sottolinea – Mi piacerebbe non perderla, anche se questa situazione del covid ha creato ulteriori problemi con la chiusura delle scuole, perché almeno la scuola la tirava via dalla strada, senza sarà più difficile”.

Beth è la più grande dei suoi fratelli e senza papà, con una mamma che deve lavorare tutto il giorno per raccimolare qualche soldo, dovrà badare lei ai suoi fratellini più piccoli, ma Roberto non si arrende e per la bimba vuole fare di più. Vuole aiutare anche la sua famiglia perché: “Se la mamma di Beth è più tranquilla e fa un lavoro più soddisfacente anche la figlia più grande potrà essere sollevata magari dai lavori domestici e da questioni più pratiche, altrimenti alla fine mollerà la scuola- riflette– e volendo cercare di aiutarla, bisogna cercare aiutare il contesto in cui vive e tramite Ai.Bi, la mamma a trovare un lavoro più dignitoso”.

Si, perché la mamma di Beth vuole avviare una propria attività vendendo vestiti usati e Roberto sta pensando di darle un piccolo aiuto per iniziare.

Adozione a distanza: “Un’esperienza in cui ricevi molto di più di quello che dai!

Alla domanda perché fare un’esperienza di adozione a distanza Roberto Calugi  risponde sicuro:

“Perché ricevi molto di più di quello che dai.

Il futuro in Africa passa dalle donne su questo non c’è dubbio. Se fai crescere delle giovani donne africane più consapevoli ed istruite le rendi più libere e dai al Paese una possibilità di sviluppo che oggi non ha. In questo modo spero siano più consapevoli delle potenzialità che hanno.

Se volete adottare un bambino a distanza  fatelo veramente. Conoscere, andare, è una esperienza che arricchisce. Costruisci un legame con le persone, non è più solo una foto, ma è un rapporto umano che si crea”.

Maria Cristina Sabatini