Danimarca. Divorzi troppo facili e figli vittime dei conflitti famigliari. Il Parlamento fa un passo indietro

Introdotta una norma che prevede tre mesi obbligatori di riflessione per chi ha figli minorenni

I Paesi della Scandinavia e del freddo nord d’Europa sono sempre tra i più avanzati per le cosiddette libertà civili. Per questo sono considerati tra i più felici e progressisti. A volte, però, esiste un rovescio della medaglia. Un caso esemplificativo può, per esempio, essere quello della Danimarca, una delle nazioni appunto più felici e più… digitali del vecchio continente. Ma che ha anche uno dei più alti tassi di divorzio sul suolo europeo.

Colpa, anche, della sbrigatività delle pratiche: fino a poco tempo fa, quando i coniugi erano concordi, anche in presenza di figli, per rompere un matrimonio bastava compilare un modulo online al costo di 370 corone danesi e si poteva anche evitare di incontrare il futuro ex. Così facendo, nel 2018 si era arrivati a registrare ben 15mila divorzi, il 46,5% dei matrimoni contratti secondo Statistics Denmark!

Una situazione in cui, a fare le spese di questa “liquidità” dei rapporti coniugali sono, come sempre accade, i bambini. Già, perché, in caso di divorzio, l’accordo sull’affidamento dei figli doveva essere preso in tempi rapidissimi, pochi giorni, con le conseguenti complicazioni. E allora, proprio per tutelare i minori dai conflitti famigliari, il parlamento danese ha deciso di fare un passo indietro. Con una legge introdotta nello scorso mese di aprile, per i genitori con figli minorenni sarà obbligatorio un “periodo di riflessione” di tre mesi.

Vorremmo dare ai genitori un’opportunità per riflettere”, ha detto il ministro per i Bambini, Mai Mercado. Non solo, perché i genitori devono anche frequentare un corso online (o tramite app) prima che il divorzio possa diventare effettivo. Tra i moduli previsti quello sull’affidamento dei bambini. Che, in sempre più casi, è congiunto.