Ddl apre adozione ai single. Ai.Bi.: risposta illusoria

Ai.Bi. esprime preoccupazione rispetto al Disegno di legge n. 1959 che mira a introdurre alcune modifiche alla legge n. 184/1983, aprendo l’adozione anche ai single.

Il Disegno di legge, presentato dagli onorevoli Alessandra Mussolini e Lucio Barani, non è ancora stato esaminato dal Parlamento, ma è stato già presentato alla Camera dei Deputati lo scorso 26 novembre 2008.

Per Ai.Bi. aprire l’adozione ai single è una proposta che non migliora il sistema adozioni. Non è certo in questo modo che si risolvono i problemi delle adozioni o se ne abbreviano i tempi, né si garantiscono i diritti dei tanti minori senza famiglia. In Italia sono migliaia le famiglie con decreto di idoneità che attendono da anni di accogliere un figlio.
La proposta non tiene nemmeno in considerazione la realtà dei Paesi di origine dei minori, dove le adozioni vengono autorizzate in primis alle coppie sposate e solo in maniera residuale ai single.

Oltretutto il disegno di legge non è il risultato di un processo di consultazione con le Associazioni italiane che da decenni operano nel settore. In più occasioni, infatti, alcuni Enti autorizzati tra cui Ai.Bi., avevano espresso un parere contrario all’estensione dell’adozione ai single. Il negare l’adozione ai single non significa mettere in discussione la capacità di cura di una persona non sposata, ma tenere in considerazione gli aspetti legati al corretto sviluppo della personalità del bambino. I minori abbandonati hanno già subito una serie di traumi e hanno per questo bisogno dell’affetto di una madre e di un padre; se mancano queste figure di riferimento si costringe il minore a crescere in una situazione limitante.
E’ evidente quindi che per una simile modifica della legge non possono non essere consultati i soggetti che rappresentano l’interesse dei minori. Di fronte a un’emergenza come quella dell’abbandono minorile non si può essere paladini dei diritti degli adulti.
Un altro punto del Disegno di legge che suscita preoccupazione è quello relativo alla durata del matrimonio, ovvero la riduzione da tre anni ad un anno di matrimonio o “stabile convivenza” per la coppia che intende adottare. Se si considera che la solidità dei legami di coppia oggi è continuamente messa in crisi, la riduzione del vincolo temporale e la possibilità di aprire l’adozione perfino ai coniugi che hanno convissuto da un solo anno appare contraria all’interesse del minore. Non solo, molti Paesi di origine dei minori chiedono che la durata del matrimonio sia di due, tre,quattro, in alcuni casi persino cinque anni.
Quindi verso quali Paesi potranno essere indirizzati i coniugi sposati da un solo anno?

Un bambino abbandonato non solo ha il diritto a una famiglia, ma a una famiglia stabile e unita.