Decreti “razzisti”: risponde l’Assessore alla Famiglia Belluardo. Catania città accogliente

“Catania è diventata una città multiculturale, dove non si sono mai manifestati episodi di intolleranza nei confronti di immigrati, persone di colore.” Sono queste le parole dell’Assessore alla Famiglia di Catania Marco Belluardo, sollecitato a dare un’opinione sul decreto emesso dal Tribunale per i minorenni di Catania, lo scorso 12 giugno, in cui si dà l’idoneità a una coppia che si dichiara “non disponibile ad accogliere bambini di pelle scura o diversa da quella tipica europea”.

Come valuta il decreto?

Non posso entrare nel merito del decreto ma devo evidenziare che le istituzioni hanno tempi diversi rispetto a quelli di una società come quella catanese che diviene sempre più multiculturale. Fino a pochi anni fa la nostra città non aveva una presenza significativa di immigrati, mentre oggi si trovano diversi gruppi di cittadini che provengono dall’Africa. La mia riflessione è che quindi le istituzioni (in questo caso il Tribunale per i minorenni) abbiano tempi di reazione più dilatati rispetto a quelli della società, che cambia velocemente.

Se Catania è diventata una città multirazziale, secondo Lei perché esiste ancora il timore di accogliere bambini dalla pelle scura?

Ogni coppia conosce i propri limiti. Fino a qualche anno fa a Catania non era frequente incontrare persone dalla pelle scura, penso quindi che alcune famiglie abbiano ancora un retaggio culturale legato a quei tempi. Tuttavia è vero che lo scopo dell’adozione e dell’affido è quello di dare al minore la possibilità di essere accolto e ricevere amore.
E’ possibile dare accoglienza solo ad alcuni minori? Questo rimane il problema..

Vede degli ostacoli nell’integrazione di minori di colore nella società? Avete registrato episodi di razzismo a Catania?

Assolutamente no. Esistono molte comunità ben integrate tra loro e con i cittadini catanesi. Nella mia esperienza, come Assessore con delega alle Politiche per l’immigrazione, ho toccato con mano la realtà di extracomunitari che sono arrivati qui dopo percorsi lunghi e difficili e in Catania hanno trovato un punto di riferimento. La nostra è una città dall’immensa capacità di accogliere e ospitare. Molti stranieri hanno trovato qui una città in cui costruire un futuro dignitoso.

Esistono attività specifiche per facilitare l’integrazione degli immigrati?

Abbiamo promosso in questi ultimi mesi una serie di attività per favorire l’integrazione. Penso al successo dell’attività promossa dall’Assessorato in collaborazione con la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Catania. Un progetto che ha dato l’opportunità a 25 ragazzi extracomunitari di raccontare la loro storia d’immigrati attraverso la produzione di cortometraggi realizzzati con gli studenti universitari catanesi, che saranno presentati prossimamente in vari appuntamenti cinematografici nazionali. Iniziative come questa permettono di far conoscere da vicino culture lontane e danno la possibilità agli extracomunitari di dialogare, confrontarsi e lavorare insieme agli italiani.
Intanto Ai.Bi. ha inviato mercoledì 15 luglio un esposto al Consiglio Superiore della Magistratura, Ministero della Giustizia, Dipartimento per la Pari Opportunità, Commissione per le Adozioni internazionali in cui ha chiesto che si adottino i provvedimenti più opportuni per combattere l’emissione di decreti definibili “razzisti”.

Ai.Bi. già nel 2000 aveva segnalato alcuni decreti discriminatori nei confronti dei minori, emessi dal Tribunale dei minorenni di Ancona e Firenze, e per questo contestati dall’associazione nell’interesse dei minori a essere accolti da una famiglia. I decreti venivano emessi sulla base di una errata interpretazione della Legge 476/1998 (art. 30, co. 2) laddove si stabiliva che il decreto di idoneità può contenere “indicazioni per favorire il migliore incontro tra gli aspiranti all’adozione ed il minore da adottare”. Proprio per scongiurare una inesatta interpretazione della normativa, il legislatore italiano ha attuato nel 2001 una riforma alla legge 183/1984 specificando (Art. 1 comma 4) “il diritto del minore a crescere, vivere ed essere educato nell’ambito di una famiglia .. senza distinzione di sesso, di etnia, di lingua, di religione e nel rispetto della identità culturale del minore”.