Della Monica (Presidente/vice presidente CAI): “Ascolto gli enti, ma poi decido io”

della-monica350La giornalista del periodico “Vita” Gabriella Meroni ha incontrato la presidente-vicepresidente della Commissione adozioni internazionali Silvia Della Monica che le ha rilasciato l’intervista che pubblichiamo di seguito integralmente. Un’intervista condita però da un “giallo”. Come riportato da “Vita” in calce al testo del dialogo tra la giornalista e la vicepresidente Cai, nel momento in cui il numero di dicembre del periodico, su cui è pubblicata l’intervista, andava in tipografia, l’ufficio di Della Monica avrebbe fatto pervenire alla redazione di “Vita” la seguente comunicazione: “Vi confermiamo che non avete l’autorizzazione a pubblicare l’intervista rilasciata dalla stessa Presidente alla giornalista Gabriella Meroni il 13 novembre 2014. Pertanto, vi invitiamo a dare puntuale seguito a quanto comunicato anche dall’Ufficio Stampa di Palazzo Chigi”. La redazione di “Vita” afferma però, sempre nel box posto sotto il testo dell’intervista, che “evidentemente quattro giorni non sono bastati agli uffici della dottoressa Della Monica per rileggere il testo che le era stato inviato e segnalarci eventuali correzioni. Da qui la curiosa (e assai imbarazzante per la dottoressa) comunicazione ricevuta che riportiamo”. Nonostante questo, “Vita” ha deciso comunque di pubblicare l’intervista, che “non è stata estorta, ma richiesta, preparata e registrata”.

 

Che la situazione sia complessa non lo nega certo. Che la responsabilità non sia (tutta) del governo in carica neppure. Ma qualche puntino sulle “i” da buon magistrato tiene a mettercelo., sul ruolo della Cai, suo e del rapporto che la Commissione mantiene con gli enti. Incontriamo Silvia Della Monica, ex senatrice Pd ed ex presidente della Commissione Interministeriale contro la tratta di esseri umani, a Palazzo Chigi, dopo una conferenza stampa in cui il governo ha annunciato che sosterrà le famiglie adottive con un bonus di 5mila euro. Un aiuto importante che, se confermato dalla legge di stabilità, contribuirà a smentire l’accusa secondo la quale l’esecutivo non terrebbe le adozioni internazionali in cima alla propria agenda. “Conosco bene il presidente Renzi, che è stato il mio sindaco quando abitavo a Firenze, e la sua sensibilità verso questo argomento”, dichiara Silvia Della Monica. “Sia lui sia il sottosegretario Graziano Delrio non mancano occasione per sostenere il lavoro della Commissione”.

 

Presidente Della Monica, il fatto che per la prima volta un presidente del Consiglio abbia tenuto per sé la delega sulle adozioni internazionali, salvo poi affidare a lei tutti i poteri di presidente della Cai, si è prestato a due interpretazioni: secondo la migliore, Renzi ci tiene talmente da volersene occupare in prima persona; secondo la peggiore, non ha tempo per farlo e dunque non lo fa. Lei che ne pensa?

Matteo Renzi ha compiuto una scelta significativa e importante, riconoscendo alle adozioni una valenza anche di politica internazionale che solo la presidenza del Consiglio, rappresentata nella sua unitarietà dal presidente, può affrontare. Ci sono molti esempi, dalla crisi dell’Ucraina a quella della Bielorussia fino al caso Congo: in tutte queste vicende, che pure riguardano le adozioni, entrano anche questioni politiche rilevanti, negoziati e attività che il presidente svolge e che naturalmente devono essere coperte dalla più assoluta riservatezza per poter andare a buon fine. Ma silenzio non significa certo inattività, al contrario.

 

Veniamo al rapporto della Commissione con gli enti autorizzati: lei ha parlato di “simbiosi”, eppure tensioni e critiche non mancano, soprattutto per la sospensione di quella interlocuzione stretta che aveva caratterizzato gli anni passati. Come stanno le cose?

Negli ultimi tre anni il cambio di due governi e di due ministri, che tra l’altro avevano anche altre deleghe (Andrea Riccardi e Cécile Kyenge, ndr), ha sicuramente contribuito a rendere più difficoltosi certi automatismi e ha rallentato le attività. Quando lo scorso luglio ho riunito per la prima volta nel mio mandato tutti gli enti, erano circa due anni e mezzo che questo non succedeva, quindi stiamo recuperando rispetto a una situazione un po’ complessa che merita sicuramente una messa a punto. Certo, il tutto deve essere chiaramente improntato su un principio base…

 

Quale?

La centralità della Commissione. Gli enti, che sono importantissimi, vengono però autorizzati dalla Commissione che rappresenta una sorta di casa madre a cui toccano diversi compiti istituzionali: rapportarsi con le autorità centrali degli altri paesi, stipulare accordi bilaterali, e ovviamente vigilare sugli enti stessi. Sono loro infatti che rappresentano lo Stato e il Governo italiano nei Paesi esteri, e dobbiamo essere sicuri che li rappresentino degnamente. È un onore e un onere che richiede un forte equilibrio per mantenere da un lato un buon rapporto con gli enti, ma dall’altro far comprendere loro che non siamo la stessa cosa, noi siamo qualcosa di più grande.

 

Ma così non si rischia di passare dalla centralità al centralismo? Perché i tavoli di lavoro con gli enti all’interno della Cai non esistono più?

È compito della Commissione, così come stabilisce la Convenzione dell’Aja,  assicurare che attorno ai minori adottabili non esista nessuna forma di lucro e tantomeno traffico di minori. Il dialogo è importante, infatti io ascolto continuamente gli enti e chiedo spessissimo contributi scritti rispetto alle attività che svolgiamo, ma altrettanto importante è che esista una guida, un’autorità che dopo aver ascoltato prenda delle decisioni. Questo è il punto. I gruppi di lavoro saranno riconvocati, ma sia ben chiaro che la responsabilità di decidere grava sulla Cai.

 

La Commissione da lei presieduta prende molto sul serio l’attività di controllo e vigilanza. A oggi possiamo dire che tutti gli enti autorizzati italiani operano nell’ambito della legalità e della correttezza?

Possiamo dire che la maggioranza degli enti opera sulla base di principi di eticità e assenza di lucro previsti dalla normativa. Naturalmente le mele marce esistono, come dappertutto: l’importante è isolarle ed evitare che abbiano reazioni incontrollate. Dovrebbero invece rendersi conto che errori gravi si possono riflettere sull’intero sistema delle adozioni internazionali, gettando fango su enti ed istituzioni. Gli enti possono comunque contare sull’appoggio della Commissione, che costituisce da sempre un punto di riferimento positivo; questo li deve motivare nel loro percorso di massima trasparenza e legalità, sia in Italia che all’estero.