Di Biagio (Ap): “Senza rispetto per la dignità dei genitori adottivi in Congo: convocati urgentemente di notte in Cai per firmare carte non necessarie”

aldo-di-biagio1Non esistono altre modalità per ottenere la firma di “carte importanti” se non obbligare genitori non informati a improvvisare viaggi notturni a Roma? Nasce spontanea la domanda dopo quanto avvenuto a decine di famiglie, in attesa di accogliere i loro figli adottivi ancora bloccati nella Repubblica Democratica del Congo, contattate tra il 21 e il 22 aprile da funzionari della Commissione Adozioni Internazionali che, senza alcun preavviso e intimando una certa celerità nel raggiungimento degli uffici romani della Cai, hanno convocato le coppie per firmare appunto “alcune carte importanti” necessarie per il completamento delle procedure adottive. Questi i fatti al centro dell’interrogazione presentata a Palazzo Madama dal senatore di Area Popolare Aldo Di Biagio, martedì 26 aprile.

Rivolgendosi al Presidente del Consiglio e al ministro degli Affari esteri, Di Biagio denuncia come, in uno scenario già complesso, “verrebbe da chiedersi se non vi siano altre possibili ‘modalità’ di gestione delle pratiche e di firma delle fantomatiche deleghe, magari prevedendo una gestione digitale delle stesse, o predisponendo strumenti ad hoc nelle sedi locali degli enti a cui afferiscono i genitori”. Quanto accaduto, infatti, per Di Biagio, mette in evidenza “le criticità in cui versa il sistema e la gestione delle adozioni internazionali, meritevole, in maniera inderogabile, di riforme e di aggiustamenti testi a salvaguardare il diritto dei minori adottati e la dignità e il rispetto dei genitori”.

Almeno 5 coppie, infatti, avrebbero ricevuto l’ordine di raggiungere Roma entro la serata di venerdì 22 – tra l’altro senza indicazione sulla località precisa -, solo alle 17.30 dello stesso giorno. Le ultime coppie avrebbero raggiunto la Cai solo dopo mezzanotte “e soltanto in quella sede – evidenzia Di Biagio – si è scoperto che la ragione di tale viaggio era dovuto all’esigenza di firmare 3 fogli di delega necessari per permettere all’incaricato della Cai di richiedere il rilascio del visto di ingresso per adozione sul passaporto del minore, anche se in alcuni casi questi stessi fogli non dovrebbero essere necessari”.

Da qui la richiesta di chiarimenti al governo da parte del senatore di Area Popolare che chiede di sapere anche quale sia la situazione dei restanti bambini, ancora bloccati in Congo, e quando questi rientreranno in Italia.

Di seguito il testo integrale dell’interrogazione (3-02800):

 

Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. –

Premesso che:

risulta all’interrogante che decine di famiglie, in attesa di ricongiungersi con i restanti 83 bambini congolesi, ancora in Congo, per la nota impasse delle adozioni, siano state contattate da funzionari della Commissione per le adozioni internazionali (CAI) tra giovedì 21 e venerdì 22 aprile 2016, senza alcun preavviso e intimando una certa celerità nel raggiungimento degli uffici romani dell’ente, per andare a firmare “alcune carte importanti” necessarie per il completamento della procedura adottiva;

alcuni di questi genitori sono residenti a centinaia di chilometri dalla Capitale, ed è stata concessa appena qualche ora per predisporre il viaggio, senza che venisse, quantomeno evidenziata, la natura dell’urgenza e la portata della ragione per cui gli stessi avrebbero dovuto raggiungere le sedi della CAI;

risulta all’interrogante che siano almeno 5 le coppie, contattate alle ore 17:30 del venerdì 22 aprile, con l’ordine di raggiungere Roma la sera stessa, senza che sia stata data loro l’indicazione della località da raggiungere;

le ultime coppie hanno raggiunto la sede della CAI soltanto alle 24.07 e soltanto in quella sede si è scoperto che la ragione di un tale viaggio, inderogabile ed urgente, era dovuto all’esigenza di firmare 3 fogli di delega necessari per permettere all’incaricato dalla Cai stessa di richiedere, presso l’ambasciata italiana, il rilascio del visto di ingresso per adozione sul passaporto del minore, anche se in alcuni casi, come specificato dagli stessi funzionari, questi stessi fogli non dovrebbero essere necessari;

emerge in maniera chiara una gestione per certi aspetti raffazzonata delle pratiche adottive per famiglie, già vessate da 3 anni di impasse incomprensibile e dagli ultimi mesi di silenzi, rapide accelerate amministrative e risposte non date;

in uno scenario già complesso come quello entro il quale si è inserito l’ultimo capitolo del confronto genitori-Cai, testè illustrato, verrebbe da chiedersi se non vi siano altre possibili “modalità” di gestione delle pratiche e di firma delle fantomatiche deleghe, magari prevedendo una gestione digitale delle stesse, o predisponendo strumenti ad hoc nelle sedi locali degli enti a cui afferiscono i genitori;

pur volendo comprendere l’ipotesi di urgenza che avrebbe potuto legittimare una richiesta così perentoria di raggiungere Roma nell’arco di qualche ora, quanto evidenziato in premessa rappresenta una metafora della criticità in cui versa il sistema e la gestione delle adozioni internazionali, meritevole, in maniera inderogabile, di riforme e di aggiustamenti tesi a salvaguardare il diritto dei minori adottati e, non ultimo, la dignità ed il rispetto dei genitori adottanti,

si chiede di sapere:

  • se il Governo sia a conoscenza di quanto evidenziato in premessa;
  • se esistano ulteriori ipotesi percorribili sul versante della firma di “carte importanti” che non comportino viaggi notturni su Roma da parte di genitori non informati;
  • quale sia, allo stato attuale, la situazione dei restanti 83 bambini, ancora bloccati in Congo, e quando questi rientreranno in Italia.