“Là c’è mio figlio!” Dieci bambini salvati dall’inferno di Haiti

Dopo giorni intensi di telefonate, riunioni, speranze e paure, sono arrivati, con un volo speciale, i dieci bambini di Haiti adottati da famiglie italiane. Un successo frutto dell’impegno di tutti, dalla politica agli Enti coinvolti, alle famiglie, e che dimostra che quando si lavora insieme per un obiettivo si ottengono risultati formidabili

Sono finalmente atterrati a Roma i dieci bambini di Haiti adottati da famiglie italiane.
Stanno tutti bene, per quanto frastornati da quanto successo negli ultimi giorni, e hanno già potuto abbracciare i loro genitori.
I bambini sono arrivati grazie a un volo speciale messo a disposizione dal Ministero degli Esteri che si è adoperato, insieme con la sua Unità di Crisi, la Commissione per le Adozioni Internazionali, l’Ambasciata d’Italia a Santo Domingo, i rappresentanti di tutti gli enti per sbloccare una situazione per nulla semplice. Ad accoglierli, anche la Ministra per la Famiglia e le Pari Opportunità, nonché Presidente della CAI, Eugenia Maria Roccella e il Vice Presidente della Commissione per le Adozioni Internazionali Vincenzo Starita.
Ma primo motore di tutto è stato l’impegno delle famiglie adottive stesse, che non si sono mai arrese e hanno fatto sentire la loro voce in tutte le sedi, contattando parlamentari, presidenti di regione, media e autorità.

Nel video, il momento in cui l’areo speciale, con a bordo i dieci bambini adottati da Haiti, atterra a Ciampino

Bambini adottati fuori dall’inferno di Haiti

Ad Haiti, come noto, la situazione è pericolosissima e gli scontri armati tra bande sono all’ordine del giorno. Solo pochi giorni fa tre persone sono state uccise proprio all’interno di un orfanotrofio e questo ha reso ancora più urgente, ma ancora più difficile, riuscire a far uscire in sicurezza i bambini dal Paese.
Come detto, in primo piano va l’instancabile determinazione delle famiglie adottive, che hanno fatto sentire il grido di abbandono dei loro figli e hanno dato la concreta dimostrazione di cosa significhi essere una famiglia: “Là c’è mio figlio. E io lo devo salvare!”.
Questo grido è stato accolto in prima istanza dal Ministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale Antonio Tajani e da tutto lo staff del ministero, in primis il dott. Nicola Minasi, Capo dell’Unità di Crisi del Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale e Raffaele De Benedictis, Consigliere d’Ambasciata presso il Ministero degli Affari Esteri e commissario CAI. Naturalmente, proprio la Commissione per le Adozioni Internazionali, con il Vice Presidente Vincenzo Starita in testa, ha avuto un ruolo determinante, che ha potuto contare sulla collaborazione e la professionalità di Stefano Queirolo Palmas, Ambasciatore d’Italia a Santo Domingo; Rodolfo Colaci, vice capo missione dell’ambasciata d’Italia a Santo Domingo; Sherif Abdallah, console onorario ad Haiti.
Fondamentale anche il lavoro dell’autorità haitiana IBESR e dei collaboratori delle varie creche che hanno ospitato i bambini, così come quello degli enti autorizzati coinvolti e dei loro collaboratori e rappresentanti in Italia e all’estero: poche volte come in questa occasione hanno dimostrato concretamente che quando si lavora insieme si ottengono risultati tangibili e incredibili.
Un grazie non può mancare per l’eurodeputata del Pd Alessandra Moretti che si è interessata in prima persona della questione; per il presidente della Regione Veneto Luca Zaia e i media che hanno rilanciato il grave dramma dei bambini ad Haiti.

Figli di tutti

Davvero, questi dieci bambine e bambini sono i figli di tutta l’Italia, perché l’Italia tutta si è adoperata per farli arrivare qui dall’inferno di Haiti: lo hanno fatto le istituzioni, che di rappresentare ufficialmente l’Italia hanno il compito; ma lo hanno fatto anche gli Enti con i loro professionisti e, soprattutto, le famiglie, che dell’Italia sono la base imprescindibile e insostituibile!
Ai.Bi., dunque, rinnova ancora una volta il proprio grazie a tutti e a ciascuno, e nel farlo anticipa anche una domanda che, scemato il giusto entusiasmo dei primi giorni, piano piano riaffiorerà nella testa di tanti: “Ma è costato, tutto questo?”.
Certo, è costato! In diversa misura ma a tutti i soggetti coinvolti. È costato soldi, fatiche, notti insonni, viaggi infiniti…
Ma questo poco importa, perché la vera domanda da farsi è un’altra: quanto vale la vita di 10 bambini? Quanto vale la singola vita di ciascuno di loro?
Inutile provare a rispondere, perché l’unica risposta è: “Non c’è un prezzo”.

[foto Ufficio Stampa Palazzo Chigi]

Cosa ci rimane di questa vicenda? La prova concreta che quando si crede tutti insieme in un obiettivo – governo , istituzioni, enti autorizzati, famiglie, media – si possono ottenere grandi e impensabili risultati. Perché allora non mantenere questa virtuosa alleanza per rilanciare veramente l’ adozione internazionale?
L’invito, dunque, ora, nel festeggiare questi dieci bambini che erano abbandonati e sono tornati a essere figli, è di continuare a lavorare, tutti insieme, per salvare le centinaia di migliaia di bambini che ancora attendono nell’inferno del loro abbandono, negli orfanotrofi e nelle strade dell’Africa, del Sud e Centro America, dell’Asia e dell’Europa: tutti insieme si può fare.