Dolore e impotenza davanti ai corpi dei naufraghi di Crotone

È il racconto di un pescatore calabrese a restituire, più di ogni altra parola, la disarmante impotenza e il dolore di chi si trova davanti agli occhi decine di corpi senza vita. Di chi prova a salvare un bambino e si chiede, senza risposta, se avrebbe potuto salvarlo arrivando anche solo 20 secondi prima

“Sono un po’ stanco… E un po’ deluso”
Sono queste le parole che chiudono il video di circa 2 minuti girato da Repubblica in cui Vincenzo Luciano, un pescatore locale tra i primi ad arrivare sulla spiaggia di Cutro dopo il naufragio che, a oggi, ha fatto 67 vittime, racconta quanto ha visto e ha provato a fare in quei terribili momenti, tenendo il telefonino in una mano per provare a fare luce e cercando di tirare fuori dall’acqua quei corpi sperando, invano, di trovare ancora qualcuno vivo.

“Se solo fossi arrivato un minuto prima…”

È un’intervista davvero toccante e diretta, nella sua semplicità, che più di tutte le parole finora sentite restituisce il senso dello sconforto, dell’impotenza e della disperazione delle persone comuni di fronte a quanto accaduto.
Forse per questo le sentiamo più vicine, queste parole, perché sono distanti dai toni ufficiali di chi deve rappresentare una posizione politica, deve difendere una scelta, deve spiegare una decisione… Sono le parole di chi – lo ammette lui stesso – non era pronto per una cosa del genere e, oggi, non riesce più a dormire né a mangiare. Perché ogni volta che chiude gli occhi  – racconta: “Mi torna alla mente quel bambino”, quel piccolo corpo che quando è stato raggiunto dal pescatore aveva ancora gli occhi aperti e gli ha fatto pensare: “questo lo salvo”. E, invece, salvarlo non ha potuto, perché quel bambino era già morto e l’unica cosa che Vincenzo ha potuto fare è stata chiudergli gli occhi e chiedersi cosa avrebbe potuto fare: “se fossi arrivato un minuto prima, 20 secondi prima…”. Domande senza risposte che, oggi, lasciano solo “un senso di colpa”. Una colpa che non esiste, a ben vedere, almeno non per Vincenzo, che su quella spiaggia avrebbe potuto non esserci e a cui nessuno poteva chiedere di salvare delle vite. Eppure, davanti a quanto visto, a quelle decine di corpi strappati dalle onde e adagiati senza vita sulla spiaggia, la reazione è un senso disarmante di impotenza, comprensibile e condivisibile anche da chi su quella spiaggia non è mai stato.