Dopo il divieto dei cellulari a scuola, perché non vietarli anche durante i pasti in famiglia?

Il 26% dei genitori permetta che i loro piccoli da 0 a 2 anni utilizzino i device in autonomia. La percentuale sale al 62% tra i 3 e i 5 anni; all’82% tra 6 e 10 anni; al 95% tra 11 e 15 anni

L’agenzia di informazione DIRE riporta una ricerca, svolta per indagare il rapporto con il digitale, all’interno delle famiglie.

Lo studio, condotto da un pool di pediatri, si focalizza sulle famiglie con figli tra 0 e 15 anni e sul loro rapporto con il digitale.

All’indagine, presentata da (ACP) Ass. Culturale Pediatri, (Fimp) Fed. Italiana Medici Pediatri e (SIP)Soc. Italiana di Pediatria, con la collaborazione di Fondazione Carolina e Meta, hanno partecipato circa 800 famiglie a livello nazionale con un questionario anonimo, sui comportamenti e le abitudini online.

Tecnologia in famiglia? Serve più consapevolezza

I risultati del questionario, hanno evidenziato, riguardo alla tecnologia, una “scarsa consapevolezza da parte delle famiglie e una condizione di solitudine dei bambini”.

È emerso infatti, come il 26% dei genitori permetta che i loro piccoli da 0 a 2 anni utilizzino i device in autonomia. La percentuale sale al 62% tra i 3 e i 5 anni; all’82% tra 6 e 10 anni; al 95% tra 11 e 15 anni.

Lo studio mette in risalto come il 72% delle famiglie con figli tra 0 e 2 anni usino i social durante i pasti dei loro piccoli.

Uso prolungato del cellulare? Ecco i rischi…

La presidente della SIP, Anna Maria Staiano, rivela che “già nel 2018, la SIP su l’ Italian Journal of Pediatrics, venivano messi in luce  i rischi documentati per un uso prolungato e non mediato dai genitori nei bambini tra 0 e 8 anni. Sono state rilevate interferenze negative, sul sonno, sulla vista, sull’apparato muscolo scheletrico, sull’apprendimento e persino sullo sviluppo cognitivo. Da qui le raccomandazioni per evitare l’uso dei device fino ai 2 anni di età, concederne l’utilizzo al massimo per un’ora tra i 2 e i 5 anni e 2 ore tra i 5 e 8 anni.  “Come documentato -aggiunge la presidente Staiano– i rischi aumentano con l’aumentare del tempo trascorso online e possono riguardare: ansia, depressione, sovrappeso, disturbi del comportamento alimentare, cyberbullismo, problemi del comportamento, vista, cefalea, carie dentali”.

Si chatta anche mentre si allatta

La conseguenza è una “diminuzione dell’attenzione materna ai segnali del bambino”.

Il presidente della FIMP Antonio D’Avino, asserisce che “…il comportamento reattivo materno è un elemento essenziale del sistema di sincronia che si sviluppa all’inizio della vita tra madre e figlio. Promuove la crescita fisiologica, cognitiva, socio-emotiva e realizza una sana genitorialità. Tra i 3 e i 6 mesi di vita, l’allattamento al seno e le interazioni faccia a faccia, costituiscono la maggior parte dei contesti, in cui si sviluppa il legame genitore bambino…”.

Una famiglia su quattro con bambini sino a 2 anni di età e una su cinque con figli tra i 3 e i 5 anni, usa ninne-nanne prodotte da assistenti vocali, anche la lettura di fiabe viene affidata ai device con percentuali fino all’80 %, nella fascia di età tra i 3 e i 5 anni.

Circa la metà delle famiglie coinvolte nella ricerca è impreparata ad una gestione consapevole dei problemi connessi all’uso della tecnologia digitale. La presidente dell’Acp, Stefania Manetti, sottolinea “I genitori […] devono essere supportati nell’assumere posizioni educative più appropriate“.

Ivano Zoppi segretario generale della fondazione Carolina, dichiara “Il benessere Psichico dei bambini, va tutelato nell’online esattamente come nell’offline…ed è compito dei genitori esserne consapevoli e responsabili, con il supporto degli specialisti competenti, in questo caso i medici”.

Questo progetto pilota ha permesso di redigere una prima bozza di” bilancio di salute digitale“, un documento prezioso in vista dell’ampliamento della ricerca a livello nazionale.