Dopo la DAD: “Non voglio ritornare a scuola!”

Dopo mesi di lockdown e mancanza di socialità il rientro a scuola può spaventare bambini e ragazzi, specie gli adolescenti, abituatisi alla relativa sicurezza delle mura domestiche. Ecco cosa fare per affrontare l’ansia

Secondo le ultime dichiarazioni del Presidente del Consiglio Mario Draghi e del ministro della Salute Roberto Speranza, il 26 aprile è la data fissata per il rientro a scuola di tutti gli alunni, sicuramente quelli delle regioni “arancioni” e “gialle”, mentre per quelle rosse la presenza dovrebbe essere limitata al 50%.

Rimangono ancora aperte diverse questioni legate alla sicurezza e alla logistica (dai trasporti agli spazi, passando per gli eventuali tamponi), ma in linea generale si tratta di un momento molto atteso, per il quale studenti, movimenti e realtà varie hanno spinto a più riprese.

Le difficoltà di un rientro a scuola dopo mesi di lockdown

Il ritorno a scuola dopo mesi di lockdown e DAD, però, nasconde anche un’altra insidia, di cui si parla molto meno ma che colpisce un gran numero di ragazzi, specie tra gli adolescenti: la paura. Non parliamo di paura del contagio, ma dell’impatto psicologico che il rientro può avere su bambini e ragazzi che da mesi hanno ricalibrato i propri ritmi e i propri punti di riferimento rimanendo all’interno della circoscritta sicurezza di una cameretta. Come riporta una ricerca del Centro per la qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento dell’Università degli Studi di Bergamo, il lockdown “ha interrotto improvvisamente la partecipazione a un contesto socio-educativo fondamentale per bambini e ragazzi, stravolgendo routine funzionali ai percorsi di crescita di ciascuno”.

Analogamente, una ricerca compiuta su circa 700 adolescenti dalla SIMA insieme al laboratorio Child in Mind lab della facoltà di Psicologia dell’Università Vita-Salute San Raffaele ha mostrato un’alta incidenza di problematiche legate all’ansia: “In particolare, se si considera la scala di ansia generalizzata, più di un quinto del campione presenta sintomatologia clinica o borderline – afferma la dottoressa Pozzobon -. Inoltre, i dati attestano che a livello emotivo l’impatto sia stato maggiore negli studenti delle scuole medie superiori”.

È inevitabile, dunque, che in uno scenario del genere il ritorno a scuola non possa configurarsi come un colpo di spugna che, nel giro di qualche giorno, cancella mesi di stravolgimenti e fa tornare tutto come prima. I ragazzi sono spaventati e questo “ritorno”, per tanti, si configura più come un ennesimo cambiamento, che li espone a una vicinanza fisica a cui non sono più abituati.

Proprio questo è un aspetto che la ricerca del San Raffaele (pubblicata a settembre 2020 ma le cui conclusioni sono valide a maggior ragione oggi) sottolinea: ““Il rientro a scuola è di fondamentale importanza per ritornare al contatto umano e per ricostruire il gruppo e le dinamiche a esso connesso. Inoltre… è anche un’opportunità per imparare a gestire la necessità di ‘vicinanza fisica’, tipica dell’adolescenza”.

Si ribadisce, dunque, che il timore dei ragazzi è più una sorta di “ansia da prestazione”, come ha sottolineato al sito Fanpage lo psicoterapeuta Giuseppe Lavenia, presidente dell’Associazione Nazionale Di.Te. (Dipendenze Tecnologiche). “Oggi – riporta quotidianonapoli – i ragazzi cominciano ad avere paura di non essere all’altezza delle lezioni e di vivere le amicizie e le relazioni”.

Come affrontare le ansie del rientro a scuola

Quale può essere, allora, l’aiuto da dare loro? Su un aspetto fondamentale quasi tutti gli esperti concordano: bisogna parlare apertamente in famiglia dei problemi e delle ansie che il ritorno a scuola può far nascere. Non bisogna sminuire il problema, ma riconoscere l’ansia del figlio e darle il giusto riconoscimento.
Altro aspetto importante è far sentire ai figli di essere amati nonostante tutto, a prescindere dagli eventuali risultati che arriveranno dal ritorno a scuola. Il supporto dei genitori dev’essere senza condizioni e privo di pressioni o critiche, che non farebbero che aumentare le ansie dei figli.

A livello pratico più prettamente pratico, invece, aiutare i figli a riabituarsi alla routine scolastica, magari anche nei giorni precedenti l’effettivo ritorno, è qualcosa di utile, che può richiamare alla memoria quello che, prima del lockdown, si configurava come la normalità.