Educare il Domani. La lunga odissea di Jamal per fuggire dai talebani

L’impressionante racconto di una ragazzo afgano, fra ostacoli, difficoltà e sfruttamento, alla ricerca disperata di uno spiraglio di futuro

Jamal è stato accolto nel novembre 2024 presso il CPA di Bolzano. Grazie all’aiuto di un mediatore culturale, è emerso che il ragazzo aveva lasciato il suo Paese per sfuggire ai talebani, che lo avrebbero rapito.

Il viaggio

Il progetto migratorio è stato condiviso con i suoi genitori, i quali gli hanno suggerito di recarsi prima in Pakistan e poi di proseguire verso l’Europa. Giunto in Pakistan, Jamal, insieme a un connazionale, è salito a bordo di un’automobile guidata da uno sconosciuto che li ha portati fino a Istanbul, in Turchia. Lì è rimasto per circa due mesi, lavorando in fabbrica. Successivamente, i due si sono separati e Jamal ha deciso di proseguire il viaggio da solo.
Dopo aver lasciato Istanbul, ha raggiunto l’Iran, dove si è fermato per circa un mese, lavorando nel settore edilizio. In seguito, si è spostato in Bulgaria, dove è rimasto per meno di una settimana. Da lì, ha proseguito il suo viaggio verso la Serbia, utilizzando vari mezzi di trasporto e percorrendo alcuni tratti a piedi. In Serbia ha soggiornato per circa quindici giorni, prima di spostarsi in Bosnia, dove ha trascorso dodici giorni in un centro profughi.
Durante la permanenza in Bosnia, Jamal ha conosciuto un altro ragazzo afghano, Wahid, di 17 anni, che gli ha suggerito di dirigersi verso Bolzano. Nei dieci giorni successivi, Jamal ha attraversato la Croazia e la Slovenia in automobile, per poi proseguire fino a Bolzano in treno. Ha dichiarato di aver finanziato il viaggio con i guadagni ottenuti lavorando in Turchia e in Iran, ma di avere ancora un debito di circa 13.000 euro da restituire alla sua famiglia.

Lo sfruttamento in Italia

Arrivato nel CPA di Bolzano, è entrato in contatto con una rete di connazionali afghani che, invece di offrirgli sostegno, lo hanno sfruttato. Durante le uscite di permesso, infatti, Jamal era costretto a lavorare per loro per poi rientrare al centro stremato e con gli indumenti sporchi, segno delle fatiche a cui era sottoposto.

La salvezza in Casa Padre Mario

Contattati dai servizi sociali locali, è intervenuto il personale di Amici dei Bambini e a gennaio Jamal è stato accolto in Casa Padre Mario. Qui, grazie al supporto degli educatori e alla convivenza con altri ragazzi, ha iniziato ad ambientarsi. Determinato a costruire un futuro migliore, ha intrapreso lo studio della lingua italiana e si sta impegnando nella ricerca di un lavoro dignitoso, senza il rischio di essere nuovamente sfruttato.

Il progetto “Educare il Domani”

L’iniziativa mira a contrastare la povertà educativa, l’esclusione sociale e l’indigenza sostenendo le comunità educative per adolescenti e i centri di aiuto alla famiglia “Pan di Zucchero”, ideati da Ai.Bi. oltre 10 anni fa per essere vicina ai bisogni di bambini, ragazzi e famiglie sul territorio.
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