“Bambini in alto mare”: un progetto di accoglienza per le mamme sole e i minori non accompagnati. Le famiglie italiane possono fare molto

barconeE’ ancora negli occhi di tutti la sequenza sterminata di bare nell’hangar di Lampedusa, mentre il mare restituisce di ora in ora nuovi corpi, 149 cadaveri accertati, centinaia di dispersi.

Mi viene la parola vergogna: è una vergogna” ha detto il Papa, rivolgendo un appello accorato a unire gli sforzi perché non si ripetano mai più simili tragedie.

Questo è solo l’ultimo, drammatico naufragio al largo delle nostre coste. Pesano i morti: tanti, troppi. Ma pesano anche le condizioni disumane di tutti gli sbarchi, i drammi, il ricatto economico, il racket che gestisce la tratta degli immigrati.

Tragedia nella tragedia, ci sono migliaia di bambini soli, che arrivano a bordo di questi barconi.

Secondo i dati ufficiali più recenti disponibili, dall’inizio del 2013 fino all’8 luglio, sono arrivati via mare sulle coste italiane 9070 migranti di cui 799 donne e 1424 minori, per la maggior parte (1257) non accompagnati.

Le statistiche parlano in media, ogni anno, di 2000 Misna, minori stranieri non accompagnati, pari al 10-15 per cento dei migranti che arrivano via mare.

Di fronte a questa assoluta emergenza umanitaria, Ai.Bi. ha deciso di scendere in campo e di rispondere all’appello di Papa Francesco, che con parole semplici e inequivocabili ha detto:  “Solo una decisa collaborazione di tutti può aiutare a prevenire queste tragedie”.

Comincia proprio all’indomani dell’ultima inaccettabile tragedia il progetto “Bambini in alto mare” di Ai.Bi..

L’attenzione si rivolge in particolare ai più deboli fra i deboli: le mamme sole e i minori  non accompagnati. La risorsa su cui puntare è quella al centro della vocazione stessa di Amici dei Bambini: la famiglia, la sua capacità di accoglienza, di fare rete, di offrire tempo e spazi, disponibilità.

Terzo interlocutore fondamentale, la società civile: tutti i sostenitori che negli anni ci hanno aiutato a portare avanti i nostri progetti nel mondo. Tramite il Sostegno senza Distanza, tramite donazioni e raccolte fondi speciali, la generosità e l’impegno di molti è indispensabile per portare in salvo i bambini e non lasciarli mai più “in alto mare”.

Come opereremo? Secondo tre linee guida e tre aree di attività: prevenzione, accoglienza e rimpatrio assistito.

Prevenzione: occorre lavorare nei luoghi di partenza dei migranti, per monitorare i minori in stato di abbandono, per evitare che diventino vittime della tratta, per sostenere le famiglie ed evitare la loro disgregazione.

Accoglienza: in ogni sede di Ai.Bi. verrà promosso un sistema di accoglienza articolato, con comunità mamma bambino, centri per i minori, ma soprattutto con una rete di famiglie volontarie, pronte a offrire la loro ospitalità, a prestare servizio e assistenza, ad accogliere, ove possibile, in affido.

Rimpatrio assistito: ove il minore lo scelga e sia possibile, mediante ricerche nel suo Paese d’origine, Ai.Bi. si adopererà per favorire un ricongiungimento familiare o un suo positivo rientro affettivo e lavorativo.

“Bambini in alto mare” è un progetto ampio, di lungo corso. Ma anche un progetto immediato, per fornire subito risposte alle prime emergenze. Si comincia subito.

Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti. Ciascuno è chiamato ad offrire qualcosa: tempo, spazi abitabili  e , chi può, denaro. Vale anche il passaparola, per fare rete, per unire le forze, per far conoscere il progetto.

Vogliamo portare in salvo mamme e bambini. Senza aspettare che sia troppo tardi, senza attendere che un altro naufragio ci faccia recuperare solo dei cadaveri, anziché delle vite umane.