Fame di Mamma. Alina, piccola ucraina di 8 anni: “Nel mare nessuno le avrebbe più potuto fare del male”

Il mare per lei rappresentava quel luogo sicuro che non è stato la terra, luogo dove ha conosciuto la violenza, la rabbia e la tristezza. “Oggi ho visto per la prima volta mia mamma ridere, era felice”

Alina è una bambina bionda con gli occhi blu, esile e slanciata. Ha 8 anni ma sembra molto più grande della sua età: parla e si comporta come una “donnina”, probabilmente ha dovuto crescere in fretta per affrontare le difficoltà che la vita le ha posto davanti.
La sua non è stata un’infanzia facile: è nata in Ucraina dove ha vissuto i primi anni, insieme alla sua mamma e al suo papà.

I genitori

Il padre se ne è andato quando la bambina aveva 6 anni. Era un uomo violento e quando beveva si accaniva contro la moglie e la figlia, quando non beveva passava la giornata a letto e la bambina doveva rimanere immobile in silenzio, terrorizzata che il padre potesse risvegliarsi e iniziasse ad inveire contro di lei.
La mamma di Alina assomiglia molto alla figlia: alta, bionda, con gli occhi color ghiaccio, il viso segnato dalle difficoltà e dall’utilizzo eccessivo di alcool.

L’inserimento in comunità

Il nucleo è stato inserito in comunità dopo che la mamma di Alina ha fatto un lungo percorso per disintossicarsi. Sono due anni infatti che non tocca più una goccia di alcool. Non è stato facile per lei, ma le ha dato forza la volontà di poter stare con sua figlia.
Le due sono molto legate, hanno un rapporto molto profondo, sono una lo scudo dell’altra.
La mamma di Alina è una donna un po’ burbera, sorride poco e sembra sempre arrabbiata. Socializza poco con le altre mamme presenti in struttura e nonostante sia collaborante con le educatrici, fatica a lasciarsi andare emotivamente.

I giochi di Alina

Quando è con la bambina però cambia completamente, è affettuosa, presente. Il giorno in cui vengono accolte, le educatrici notano subito i giochi che Alina ha con sé.
Sono pochi ma hanno tutti una cosa in comune: la sirenetta Ariel.
Alina racconta che la mamma tutte le sere, fin da quando era piccola, le raccontava la storia di Ariel, la principessa sirena che vive nel mare.
Quello è il momento per lei preferito, finalmente può scacciare tutti i pensieri e lasciarsi cullare dal racconto della mamma, fantasticando che anche lei un giorno sarebbe stata una sirena con i capelli lunghi e soffici, la coda verde brillante, con tanti amici pesci e finalmente libera di poter nuotare lontano fino a raggiungere il fondale e sentirsi così sicura, senza aver più paura di nessuno. Nel mare nessuno le avrebbe più potuto fare del male. Il mare per lei rappresentava quel luogo sicuro che non è stato la terra, luogo dove ha conosciuto la violenza, la rabbia e la tristezza.
Alina ha saputo subito affidarsi al personale educativo, è stata inserita a scuola, dove ha fatto amicizia con alcune bambine che ha iniziato a vedere anche fuori dalla comunità.
La mamma di Alina ha così avuto modo di conoscere le mamme delle amiche della figlia, con una in particolare ha creato un buon legame di fiducia e supporto.
Mamme e figlie organizzavano pomeriggi al parco e serate al cinema, per la prima volta anche la mamma di Alina aveva un’amica.
La mamma di Alina ha acquisito con il tempo più fiducia anche verso l’equipe educativa, rimaneva meno sulla difensiva e si affidava ringraziando con riconoscenza per il lavoro svolto per loro.

Un compleanno al mare

Il giorno del compleanno di Alina, le educatrici decisero di farle una sorpresa, organizzarono una giornata al mare con tutta la comunità. Finalmente Alina poteva vedere il suo amato mare e poteva immergersi dentro, lei che il mare lo amava così tanto ma che non aveva mai avuto la possibilità di vederlo.
Fu una giornata bellissima, le mamme avevano preparato i panini per tutti, le educatrici avevano organizzato giochi da fare in spiaggia, sia per i grandi che per i più piccoli, il sole risplendeva e il mare era calmo, di un azzurro che toglieva il fiato. Alina era al settimo cielo.
Appeno lo ha visto si è tuffata trascinando la mamma con sé, anche se inizialmente aveva detto di non voler fare il bagno.
Durante il viaggio di ritorno erano tutti felici e stanchi, tutti dormivano, anche la mamma di Alina, ma la bambina no, era troppo emozionata.
Si è avvicinata all’orecchio dell’educatrice e le ha confidato: “Oggi ho capito una cosa: non serve essere una sirena per essere felice. “Oggi ho visto per la prima volta mia mamma ridere, era felice. Lo sono anche io. Il suo sorriso è il mio mare”.
Forse non serve andare negli abissi lontani per sentirsi al sicuro e trovare la serenità.

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