fecondazione eterologa

Fecondazione eterologa. Adottare un figlio abbandonato “venuto dal freddo” è moralmente accettabile?

Cara Ai.Bi.,
oggi vi sottoponiamo una domanda di ordine morale, al limite tra ciò che può essere definito “giusto” o “sbagliato”, nella speranza che una voce esterna possa sciogliere, o provare a sciogliere, parte dei nostri dubbi. Siamo una coppia cattolica praticante, sposata da 6 anni, che ha scoperto, con dolore, la sua sterilità ma alla quale è stata proposta l’adozione di un embrione congelato (dunque una piccola vita che potrebbe essere destinata alla soppressione). Moralmente ci verrebbe da rispondere che non possiamo accettare detta proposta, ma ci ferma la consapevolezza che questa “adozione embrionale” (l’adozione di embrioni ottenuti da fecondazioni artificiali e, per vari motivi, congelati) potrebbe essere considerata una adozione “tradizionale” e quindi accettabile in quanto si tratterebbe di impiantare nel seno di una donna un embrione già concepito, con pochi giorni o settimane di vita, probabilmente destinato alla soppressione.
È quindi possibile equiparare le “modalità” di adozione ed accettare questo tipo di fecondazione eterologa?
Grazie,
Luca e Brigida

fecondazione eterologaCarissimi Luca e Brigida,

da tanti anni i Movimenti pro vita hanno sostenuto l’adozione prenatale degli embrioni in stato di abbandono perché  si parla di “piccole vite” destinate a restare congelate  o alla totale distruzione; sembra infatti una dimenticanza quella di considerare “bambino” un embrione congelato. La contrarietà alla fecondazione in vitro e/o al congelamento deve tuttavia tenere conto, giustamente, delle vite concepite e abbandonate: nel caso dell’adozione prenatale, infatti, l’amore coniugale di una coppia può diventare il luogo dove una tenera vita può essere accolta e fiorire. Chi è contrario alla fecondazione in vitro e al congelamento in nome del rispetto dell’essere umano si preoccupa dunque di queste vite concepite e abbandonate: è bene però ricordare che l’adozione prenatale è ben diversa dalla maternità surrogata, in cui la donna porta in utero un embrione altrui con l’accordo di riconsegnare il bambino una volta terminata la gravidanza.
L’istruzione Dignitas personae affronta la questione della adozione prenatale e la giudica «lodevole nelle intenzioni di rispetto e di difesa della vita umana» (n 19). D’altra parte, la disponibilità di adottare embrioni congelati, potrebbe tradursi in una legittimazione implicita del ricorso a tecniche procreative inaccettabili, abbassando così il rispetto della concezione della vita umana da parte della società. Le difficoltà morali dell’accettazione di un embrione congelato sono dunque molteplici: le indicazioni del Magistero sull’adozione prenatale rappresentano infatti un invito alla prudenza e a non minimizzare i problemi che tale adozione comporta, ma non una preclusione assoluta; non va minimizzato infatti il desiderio di genitorialità di una coppia disposta ad accogliere, con amore incondizionato, i figli “venuti dal freddo”.
Non c’è dunque, nel merito, posizione indiscutibile: da un lato compare l’ingiustizia del blocco dello sviluppo naturale di una vita appena iniziata, dall’altro, queste creature possono essere “distrutte” ( trascorso un certo periodo), possono essere messe a disposizione per sperimentazioni scientifiche o possono essere dati in adozione a coppie che li desiderano.
Potrebbe essere dunque questo un labirinto dal quale non è possibile uscire, neppure con le migliori intenzioni; nonostante la condanna del congelamento di un embrione, non si elimina l’esistenza della vita stessa al loro interno.

Staff Ai.Bi.