Figli grazie ad una legge: così l’adozione è… bene-detta

Il Patriarca di Venezia, Francesco Moraglia: “Ha permesso a tanti bambini abbandonati di avere una famiglia”

Figli grazie a una legge. Lo ha sottolineato il Patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, nell’omelia della messa di domenica 2 febbraio, caratterizzata dalla celebrazione del rito di benedizione delle adozioni di due famiglie adottive, una delle quali appartenente proprio alla comunità parrocchiale ospitante.

Il Patriarca, partendo dal significato profondo del gesto di accoglienza messo in atto da queste due famiglie, ha sottolineato che: “spesso siamo pronti a dire che questa o quest’altra legge non va bene, ma vi è una buona legge, risalente agli inizi degli anni ottanta, che ha permesso a tanti bambini abbandonati di avere una famiglia: questa è la legge sull’adozione”.

Una legge – ha poi precisato – non per le famiglie, ma per i bambini: pensata e voluta non per rispondere al desiderio di un figlio, ma per consentire ad un bambino di avere una mamma e un papà”.

“Questo emerge chiaramente – rivolgendosi ad entrambe le famiglie che celebravano il rito di benedizione – proprio dalla vostra scelta di genitori che, pur avendo già un figlio generato biologicamente, vi siete aperti all’accoglienza di un figlio generato da altri”.

Il Patriarca nel corso dell’omelia ha più volte richiamato l’importanza del senso della gratitudine, insito anche nel desiderio di benedire l’adozione, che dovrebbe caratterizzare il vivere quotidiano di ogni famiglia: il dire “grazie”, infatti, lo si apprende proprio in seno alla famiglia.

Da qui, poi l’invito all’impegno di una significativa presenza della famiglia nella cosiddetta “società civile”, con lo stile che le è proprio.

“Vogliamo cambiare il mondo? Iniziamo dai piccoli gesti”, ha detto. Qualche hanno fa, nel corso di un convegno, ci si domandava se l’adozione fosse più un atto di giustizia o più un atto di fede. Dopo aver ascoltato le parole del Patriarca, vien da dire che l’adozione è un atto (o “piccolo gesto”) che veramente può “cambiare il mondo”, almeno quello di un bambino accolto come figlio.