Psicologia dell’adozione. Il nostro figlio biologico di 6 anni dev’essere per forza coinvolto nel percorso di adozione?

Per le coppie adottive che hanno già un figlio biologico, il coinvolgimento di quest’ultimo nel percorso di adozione è qualcosa di “obbligato”? La risposta di una psicologa esperta di adozione

Il progetto di una seconda genitorialità è frequente e corrisponde a un desiderio di costruire la propria famiglia con più figli. Desiderio che può essere sostenuto da varie motivazioni, come per esempio sentire più completa e realizzata la famiglia, oppure dare un fratellino al figlio già presente. A volte questo desiderio di un secondo figlio porta una coppia che ha avuto un figlio biologico alla richiesta di intraprendere un percorso adottivo. Questa scelta può essere dettata dall’aver avuto una gravidanza difficile, o per un avanzare dell’età dei genitori, o per una motivazione solidaristica. In questo caso, i genitori dovranno approfondire la differenza di genitorialità biologica e adottiva, ci sarà la necessità di ristabilire nuovi equilibri, già raggiunti con il primo bambino, affrontando rielaborazioni specifiche rispetto la loro storia e i loro vissuti. Ma questo progetto non coinvolge solo i genitori, diventa infatti un progetto di famiglia, dunque coinvolge anche il figlio biologico già presente.

La relazione tra figli biologici e figli adottati

Condividere il progetto adottivo aiuterà a comprendere la scelta e avere una rappresentazione sufficientemente realistica dei nuovi scenari familiari: infatti il fratello adottivo non sarà solo un compagno di giochi, ma condividerà tempi e spazi, ci sarà un crescere insieme. Al figlio biologico è richiesto di costruire una relazione di attaccamento con il fratello adottato, ma scatterà anche quella gelosia, fisiologica nella relazione tra fratelli, che potrebbe portare all’idea che arriverà un intruso portatore di sconvolgimento negli equilibri e nei rapporti familiari. I genitori dovranno essere aiutati a prevede le difficoltà che il bambino, pur manifestando il desiderio di avere un fratello, si troverà ad affrontare: ci sarà infatti la probabile fatica nell’accogliere un bambino con il quale gli si chiede di creare una relazione fraterna e un senso di reciproca appartenenza senza potersi riconoscere come simili e senza avere legami biologici. Il figlio biologico potrebbe chiedersi, in modo più o meno consapevole, se le sue qualità sono soddisfacenti per le aspettative dei genitori, dato che sono alla ricerca di un figlio molto diverso, speciale, che proviene da paesi lontani: un’autostima fragile potrebbe venire messa a dura prova in questa situazione.
Credo che sia importante, quindi, non solo aiutare i genitori a riflettere sulla propria capacità di amare entrambi i figli, educarli in modo equilibrato e farli sentire fratelli, ma anche sostenere il figlio biologico nei dubbi che potrebbe avere, come, per esempio, quello se riuscirà a giocare con il fratello, se si capiranno, se potrà presentarlo ai suoi amici…

Gestire il tempo dell’attesa

Ci saranno tanti aspetti che i genitori, supportati dagli operatori, potranno sicuramente affrontare con il figlio biologico, come ad esempio l’attesa dell’incontro con il fratello che non ha una durata prestabilita e prevedibile. Questo tema dell’attesa si affianca al fatto che il concetto di tempo in un bambino è imperfetto e non chiaro.
Inoltre, il figlio biologico dovrà riconoscere come fratello il bambino che arriverà, ma non sulla base di una somiglianza fisica e tangibile, in un’età invece in cui il pensiero concreto è ancora presente, quindi è difficoltoso per lui astrarsi a qualcosa di simbolico e non concreto. Probabilmente avrà aspettative nei confronti del fratello che non sempre saranno realizzabili, avrà magari età, bisogni diversi da ciò che lui si aspetta. Inoltre con l’arrivo del fratello perderà la sua relazione esclusiva con i genitori e dovrà spartire spazi, tempo e oggetti con questo fratello.
Avrà infine timori che non sempre sono facili da esprimere, legati al motivo per cui i genitori adottano un bambino.
I genitori avranno il compito di rassicurare il figlio, dandogli la possibilità di esprimere i suoi timori o fantasie, contenere le sue paure, aiutarlo a costruire scenari realistici su come si modificherà la loro famiglia, capire le sue aspettative, che vanno ridimensionate per non creare future sofferenze.
Il figlio biologico è dunque auspicabile che venga preparato al viaggio e all’incontro con il fratello, e poi soprattutto al nuovo quotidiano che si troverà a vivere in famiglia.
Per arrivare a questo, è importante che il bambino venga ascoltato e coinvolto nel percorso dell’adozione, aiutandolo ad avvicinarsi gradualmente, con serenità e consapevolezza all’incontro con il fratello.

Anna Maria Elisa Rossi
psicologa e psicoterapeuta di Ai.Bi.