Fiocco azzurro per Lahiru: un bambino speciale dallo Sri Lanka

Lahiru è tornato con mamma Annamaria e papà Roberto venerdì 19 febbraio dallo Sri Lanka. Ha salutato i compagni dell’istituto e l’operatrice che si era presa cura di lui nei momenti più duri, felice di stringere finalmente la mano dei suoi genitori.

“Non vedeva l’ora di ricevere le attenzioni e l’affetto che solo un figlio può avere” ha detto Annamaria commentando la sua storia di adozione. Ne parliamo con la neo-mamma:

Qual è l’episodio più significativo della vostra storia di adozione?

Sicuramente il giorno del primo incontro. E’ stato incredibile vedere che il nostro bambino ci stava aspettando e si era preparato da mesi a questo momento. Da tempo aveva il nostro album di famiglia; le operatrici dell’istituto ci hanno raccontato che le sfogliava ogni giorno, le accarezzava. Quando ci siamo visti l’emozione è stata grande: aveva conosciuto i suoi genitori in carne e ossa, non eravamo più un’immagine, per questo ha cercato subito un contatto fisico, ci ha abbracciati. Anche se la gioia di essere tutti insieme era grande, e si vedeva dal guizzo che aveva negli occhi, il suo temperamento timido si è notato subito. Per entrare in confidenza e superare le difficoltà della lingua, abbiamo pensato di iniziare a disegnare per esprimere a Lahiru le nostre emozioni. E’ stato un momento molto intenso, eravamo pieni di fogli con schizzi colorati e disegni. Poi si sono uniti anche gli altri bambini dell’istituto che si sono messi in cerchio a disegnare insieme a noi. Ogni giorno avevamo la possibilità di entrare in confidenza con lui tre e quattro ore al giorno.

Vostro figlio ha quasi 10 anni. Esitazioni all’idea di adottare un bimbo non più piccolo?

No, non siamo una coppia giovanissima e abbiamo sempre pensato che volevamo essere i genitori del nostro bambino, non i nonni. Oltretutto, entrando sempre più nel mondo dell’adozione, abbiamo iniziato a chiederci quale fosse il futuro dei bambini più grandi. In Sri Lanka molti di loro hanno un destino triste. O rimangono in istituto fino ai 18 anni o hanno la possibilità di essere adottati da famiglie del posto che spesso e volentieri li “scelgono” per adottarli e tenerli in casa a servizio, come se fossero dei camerieri. Vorrei sfatare un mito: adottare un bambino non più piccolissimo dà le stesse, se non più grandi, soddisfazioni. Sono bambini che hanno già una personalità, una consapevolezza di sé e questo ci permette di costruire qualcosa da subito con loro. E’ già un adolescente, ma ha anche i bisogni e il desiderio di stare vicino ai suoi genitori come un bimbo di due anni.

Se volesse dare un messaggio ai genitori che devono iniziare l’iter adottivo cosa direbbe?

Di essere combattivi, non demordere di fronte alle difficoltà che si incontrano. L’importante è essere consapevoli del proprio percorso. L’adozione non è un cammino semplice, ma se la coppia ha la forza e il desiderio di diventare famiglia tutto si può affrontare con grande tranquillità.