Adozione Internazionale. La linee guida per la formazione delle coppie

La CAI ha emanato le nuove linee guida del percorso formativo per le coppie che aspirano all’adozione internazionale che entreranno in vigore dal 1 maggio 2024: durata minima 20 ore, di cui il 50% in presenza

L’Adozione Internazionale è un percorso che chiama gli aspiranti genitori a un impegno non da poco: i tempi lunghi, gli imprevisti, i costi… sono tanti i fattori che si possono frapporre, con maggiore o minore intensità, tra il desiderio di un’adozione e la sua realizzazione. E se è vero che mai come in questo caso si può dire, banalizzando, che “il gioco vale la candela”, è altrettanto certo che una formazione attenta e ben fatta è la base imprescindibile e fondamentale per affrontare quello che rimane un cammino meraviglioso.
Consapevole di tutto questo, la Commissione per le Adozioni Internazionali ha stilato un documento in cui fissa le Linee Guida relative alle modalità di svolgimento dei percorsi informativi e formativi delle coppie che aspirano all’adozione internazionale.

La formazione post mandato delle coppie

Come afferma la CAI sul proprio sito, l’obiettivo delle Linee Guida è quello di fornire “un livello di informazione/formazione omogeneo a livello nazionale, sia per quanto riguarda la conoscenza della procedura adottiva, sia riguardo l’acquisizione di una maggiore consapevolezza circa la responsabilità genitoriale, anche al fine di affrontare adeguatamente i possibili imprevisti del percorso adottivo”.
Chi ha, o ha avuto, a che fare con l’adozione internazionale sa bene quanto questa formazione sia fondamentale, ma forse, chi è all’inizio del percorso o chi ha solo una vaga conoscenza di cosa significhi adottare, si può chiedere il perché di questa necessità che, per certi versi, può anche risultare “invasiva” rispetto alle dinamiche di una coppia o di una famiglia. D’altra parte, semplificando il concetto, non sono pochi quelli che pensano che, in fondo, per diventare genitori in maniera naturale non è certo prevista alcuna formazione.
Vale la pena, allora, leggere bene l’introduzione alle linee guida scritte dalla CAI, dove, prima di entrare nel dettaglio delle modalità delle formazione, la Commissione spiega i presupposti e il perché di questo lavoro.
Si legge, per esempio, che ““Nel caso dell’adozione internazionale… la diversa appartenenza culturale delle vite che si intrecciano arricchisce la trama relazionale di ulteriori specificità e il percorso adottivo si presenta come un processo in cui si mescolano, in maniera complessa, i bisogni del bambino e le aspettative degli aspiranti genitori adottivi”. E ancora, più avanti: “Un minore dichiarato in stato di abbandono e una coppia valutata idonea all’adozione, letteralmente, costituiscono due mondi che entrano in rapporto tra di loro. La coppia che intende affrontare un percorso di adozione internazionale deve essere messa nelle condizioni di compiere una valutazione della propria disponibilità ad accogliere e rispettare la storia del minore, ad accompagnarlo nel suo inserimento familiare e sociale, nonché a farsi carico della sua sofferenza pregressa legata all’abbandono, senza rinnegare o dimenticare le sue origini culturali, fungendo da anello di congiunzione tra il suo passato ed il suo futuro”.
“Il verbo adottare nella sua etimologia, derivante da latino ad optare, rievoca la sua natura di scelta, non generica, ma indirizzata alla realizzazione di un fine particolare, legato al “desiderare”. È fondamentale che la coppia aspirante alla genitorialità adottiva sia desiderosa di accogliere un figlio, ma deve essere anche in grado di dargli quelle particolari attenzioni e cure che un bambino con un vissuto di abbandono richiede, accogliendone consapevolmente la storia, il vissuto, l’identità, e le origini etnico-culturali”.

Consapevolezza rispetto alla propria scelta e conoscenza delle norme

Naturalmente, il fine della formazione è anche quello di dare informazioni pratiche e approfondire gli aspetti peculiari propri dell’adozione internazionale, compresa la conoscenza delle normative nazionali e internazionali sul tema, il ruolo degli attori istituzionali coinvolti, una panoramica degli iter contemplati dalle procedure estere e del ruolo delle Autorità locali.
A partire dall’1 maggio 2024, tutti gli enti autorizzati dovranno erogare la formazione agli aspiranti genitori adottivi esclusivamente seguendo le indicazioni previste dalle Linee Guida, che si possono consultare interamente a questa pagina.
Per quanto riguarda gli aspetti più pratici, le indicazioni della CAI sono quelle di organizzare gli incontri di gruppo con le coppie (non più di 10 per ciascun incontro) “prevalentemente in presenza“, con eventuali incontri da remoto che non devono superare il 50% del monte ore. “Il percorso formativo dovrà avere una durata minima di 20 ore, da svolgere in un arco temporale non inferiore a 4 mesi e preferibilmente non superiore a 8 mesi”.

Il commento di Marco Griffini

“Apprezziamo le linee guida emesse dalla CAI – dichiara Marco Griffini, presidente di Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini – che vanno a colmare, con ritardo, un vuoto normativo previsto dalla legge circa l’obbligo degli enti autorizzati di organizzare percorsi formativi.
Formazione che è sempre stata una delle attività prevalenti nella storia più che quarantennale di Ai.Bi. Certo, aver previsto questi percorsi formativi dopo il conferimento di mandato ne ha ridotto drasticamente l’efficacia: avremmo preferito fossero organizzati prima (come ha sempre fatto Ai.Bi. ) al fine di poter meglio esplicare la propria valenza formativa e offrire alla coppia la possibilità di confrontarsi rispetto ai vari aspetti dell’adozione internazionale, oltre che di approfondire preventivamente la conoscenza dell’ente a cui eventualmente affidare l’incarico. Un’occasione persa!”

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