Francesco Belletti: “Il Ministro della Famiglia? Forse nel 2013 potremmo pensarci”

MILANO 29 maggio – Francesco Belletti dibatte sulla proposta di un Ministro della Famiglia nominato dall’interno del Forum Famiglie.

Marco Griffini. Di fronte a questi due personaggi, Fornero e Riccardi, che si stanno dividendo a metà la delega sulla famiglia, non sarà venuto il momento di seguire l’esempio del governo Monti e assumerci la responsabilità di un ministero della famiglia?

Francesco Belletti. Il ragionamento va riposizionato: dovevamo sollevare il problema quando si è costituito il governo Monti. Io credo che oggi come oggi la formazione del governo sia questa. Suggerirei di posizionarci per le elezioni 2013. Dal mondo cattolico dobbiamo dire quali sono le cinque cose che deve fare la politica per la famiglia.

G. Quali?

B. Pensare a investire sulla famiglia nel terzo settore. Le politiche tutt’ora in corso avvantaggiano l’economia bancaria e finanziaria e stanno invece strozzando le imprese e le famiglie. Manca un grande investimento sulla famiglia.
Poi, il lavoro: impossibile pensare di avere un sistema che premia chi fa profitto e non chi fa lavoro.
In ultimo, riqualificazione della pubblica amministrazione. Al contrario della Francia abbiamo un’efficienza molto bassa nel settore e notevole spreco nella spesa pubblica. Occorre dare più forza alle espressioni libere della società civile.

G. Ma tu sai di avere appena illustrato un programma politico? I partiti oggi non esprimono tutta questa ricchezza. L’esperienza di Monti ci ha insegnato questo: non è più il momento di dire, ma di fare.

B. Io credo che la nostra responsabilità ce la siamo già presa.

G. Ma se non scegliamo oggi, lasciamo spazio a Grillo e i suoi seguaci.

B. Sinceramente mi preoccupa di più lasciare spazio ai seguaci di Scilipoti. Ma prendiamo atto che si è aperto un nuovo discorso, assumerci una responsabilità. Dobbiamo dibatterlo.

G. La nostra proposta di legge contro la crisi delle adozioni internazionali. Sei punti, sei risposte.
Primo: dalla selezione all’accompagnamento delle aspiranti coppie adottive, eliminando l’idoneità giudiziaria.

B. Sì. Mi pare che l’idoneità amministrativa sia il modello più diffuso all’estero. Sintomo della mancanza, in Italia, di attenzione all’investimento sulla famiglia.

G. Termini perentori per l’idoneità.

B. Sì, per garantire qualità ed efficienza.

G. Drastica riduzione degli enti autorizzati.

B. Avere tanti enti significa effervescenza sociale; dal punto di vista sistemico delle adozioni internazionali però le piccole dimensioni possono penalizzare. Credo che la riduzione sia una logica ragionevole.

G. Commissione per le adozioni internazionali sotto il Ministero degli affari esteri.

B. Formalmente, l’attuale riferimento alla Presidenza del Consiglio sembrerebbe essere un accreditamento più importante. Ma non dico di no.

G. Adozioni aperte ai single.

B. Tema diventato esasperato. Dico di no.

G. Kafala e accoglienze innovative.

B. Sì.

G. Adozioni in pancia e prevenzione dell’aborto.

B. Anni fa si dava la possibilità del parto anonimo in ospedale (a farlo era il CIFA). La prevenzione seria dell’aborto è sempre virtuosa. Il rischio è ben altro, quello dell’acquisto di un bambino programmato.