Francia, bufera sulle adozioni: il primo ministro vuole estenderle alle coppie omosessuali. Poche migliaia di individui riescono a oscurare i diritti di milioni di figli abbandonati?

Tanto rumore per alcune centinaia di coppie omosessuali: ma chi si interroga sul crollo delle adozioni internazionali che, anche in Francia, coinvolge migliaia di genitori pronti ad accogliere milioni di bambini abbandonati? È di martedì 11 settembre l’intervista rilasciata al quotidiano francese La Croix da un’esponente del governo francese, la Guardasigilli Christiane Taubira, nella quale sono state fatte bollenti anticipazioni su un testo di legge avviato dalla nuova compagine socialista di Hollande-Ayrault. Ebbene, i neo-eletti intendono estendere le adozioni anche alle coppie dello stesso sesso in esecuzione del principio di uguaglianza.

Ne parla l’Avvenire del 12 settembre. La proposta francese  ha già suscitato una ridda di dichiarazioni. Dapprima gli allarmi e la mobilitazione del partito democristiano, che ha indotto il Ministero della Famiglia a rettificare con quanto segue: “Si tratta di un pre-progetto di legge”. Poi lo scetticismo dell’associazione familiare Unaf: “Progetto precipitoso, privo di un preliminare dibattito pubblico”. Infine, la stroncatura dell’opposizione parlamentare: “Hollande cerca di annebbiare i francesi sulle politiche economiche”.

La voce della Chiesa arriva tramite l’arcivescovo di Parigi, S.E. il cardinale André Vingt-Trois, presidente della Conferenza Episcopale Francese: incontrerà settimana prossima la Guardasigilli e dovrebbe chiedere un dibattito su scala nazionale, simile a quello che era stato condotto sulla bioetica.

Aria di referendum, quindi. Sicuramente destinata a sollevare feroci dibattiti di là e di qua delle Alpi, la proposta picchia su un tema cruciale per il mondo dell’adozione. Senza entrare nel merito della questione di coscienza o della sfera dei diritti individuali, stupisce come una proposta di natura e di origine squisitamente politica riesca a fare una simile confusione tra diritti, famiglia, società e minori. Anche in Italia la compagine politica progressista ha rilasciato esternazioni di questo genere: dal dibattito interno al Comune di Milano e al PD sui diritti delle coppie omosessuali, alle recentissime dichiarazioni di Nichi Vendola circa il futuro della sua vita sentimentale.

Dal punto di vista dei diritti dell’infanzia, il problema è questo: alle prese con il tema dell’adozione, meraviglia come una problematica che interessa solo alcune migliaia di individui diventi addirittura un tema nazionale ignorando o, peggio, strumentalizzando un problema maggiore, quello che interessa milioni di minori abbandonati sul pianeta (168 milioni secondo le stime Unicef), che crescono con un ritmo di 5 milioni all’anno.

E i diritti dei minori? Al di là del discorso sulle capacità genitoriali di questo o quel gruppo di individui, deve essere chiaro che l’adozione è una questione di diritto del bambino ad essere figlio, come dichiarato dalle Convenzioni Internazionali ONU e dalla Convenzione di New York del 1989; non è questione di diritto di un adulto ad avere un bambino. Possibile che, dopo la spina nel fianco delle campagne sull’abbandono stagionale degli animali, il mondo dell’adozione debba sopportare anche questo genere di campagne?

D’altro canto sono completamente oscurati i problemi delle coppie adottive, oggi colpite in pieno dalla crisi di adozioni che investe tutti i Paesi storici (Stati Uniti, Italia, Francia). Tempi troppo lunghi ovunque, snervanti iter burocratici, procedure da snellire e una cultura che fa ostracismo al desiderio di adottare un figlio. Tanto rumore: ma chi sta dalla parte dei problemi dell’adozione internazionale?