Francia: la tragedia. Griffini (Ai.Bi.): “Tra le ruote di quell’aereo è morto ‘mio nipote’”

Il presidente di Amici dei Bambini commenta la morte di un bimbo di 10 anni all’interno del carrello di atterraggio di un Boeing decollato dalla Costa d’Avorio

Una tragedia che lascia sgomenti quella avvenuta su un Boeing 777 dell’Air France, decollato da Abidjan, in Costa d’Avorio, nella serata di martedì 7 gennaio e atterrato all’alba di mercoledì 8 gennaio a Parigi. Il corpo di un bambino ivoriano di circa dieci anni è infatti stato trovato all’interno del carrello di atterraggio del velivolo. Morto. In un comunicato stampa, la compagnia aerea ha parlato della morte di un “passaggio clandestino“, parlando di “dramma umano”.

Una tragedia immensa, che ha provocato, come logico, diversi commenti. Tra questi anche quello, commosso, del presidente di Ai.Bi. – Amici dei Bambini, Marco Griffini. L’organizzazione, nata oltre trent’anni fa da un movimento di famiglie adottive e affidatarie, ha come finalità principale la lotta all’abbandono minorile in Italia e nel mondo.

“Tra le ruote di quell’aereo – ha detto Griffini – è morto mio nipote. Sì, mio nipote, che oggi ha esattamente dieci anni: : lo vedo tutti i giorni correre felice in giardino, entrare urlando in casa, ‘ciao nonno!’ , mettere il broncio quando non vuole andare a scuola, ma soprattutto giocare, giocare, giocare … e sorridere. Cosa avrà provato quel bambino quando prima il gelo, poi il terrore lo avrà colpito , solo? Avrà compreso che quella avventura iniziata con tanta temerarietà, ma colma di incosciente speranza ora stava, nella paura, terminando per sempre? Come può un bambino affrontare la sua morte , senza nessuno accanto a se? Cosa lo ha spinto a caricarsi sulle sue piccole spalle un destino così assurdo ? Domande che mai avranno una risposta perché fanno troppo male… ma io che cosa avrei potuto fare perché questo dramma non accadesse? Perché fra le,ruote di quell’aereo ho lasciato andare un ‘mio nipote’? Perché non gliel’ho impedito? Domande, queste sì, che possono avere una risposta. Se ora, oggi, volessi, la potrei trovare!”.

“Vale sempre – prosegue Griffini – la proposta che abbiamo fatto diverse volte sulla necessità di individuare i minori stranieri non accompagnati nei campi profughi africani aventi i requisiti per essere accolti in Italia e trasferirli in ‘affido internazionale’ a famiglie italiane opportunamente individuate e formate, con l’accompagnamento individualizzato del minore e della famiglia affidataria nel post-accoglienza, attraverso l’esperienza di operatori specializzati. I minori che, senza famiglia, affrontano le migrazioni sono doppiamente vulnerabili: perché disperati e, soprattutto, perché soli. Dobbiamo darci delle risposte, sì. Che devono essere concrete”.