“Fratelli diversi”. L’esperienza straordinaria della fratellanza nell’affido

Gentile Ai.Bi.
sono Franca, mamma di Giulio, splendido bambino di 5 anni. Con mio marito, da qualche tempo, ci siamo avvicinati ai temi dell’affido, abbiamo seguito diversi incontri organizzati nella nostra parrocchia e siamo sempre più convinti di voler portare fino in fondo questo percorso difficile ma, crediamo, umanamente ricchissimo. Il nostro dubbio più grande riguarda nostro figlio e come potrebbe reagire lui di fronte a un fratello / sorella che arrivi a sconvolgere, per forza di cose, gli equilibri di casa. Potete darci qualche consiglio, magari sulla base delle esperienze che avete visto da vicino.
Grazie mille per il vostro aiuto. Un saluto affettuoso.
Franca

Cara Franca,
l’esperienza di fratellanza nell’affido è difficilmente comparabile con quella tradizionale. Il primo elemento di differenza, scontato, è quello che si è figli di genitori diversi che, probabilmente, provengono anche da contesti culturali molto disomogenei. Da bambino mi sono trovato ad accogliere nella “mia” stanza due bambine in affido, ricordo ancora la sensazione di estraneità che mi suscitavano, un diverso modo di parlare, un diverso modo di comportarsi, diversi odori. Come ci si sarebbe potuti definire “fratelli” con queste premesse? Fortunatamente i bambini hanno l’abilità di andare oltre questi iniziali ostacoli.
Proprio perché poi le cose cambiano, le differenze si appianano. Un po’ perché le sorelline si sono integrate nel nostro nucleo, un po’ perché la mia famiglia, io compreso, è cresciuta insieme a loro. Le esperienze, le riflessioni e le emozioni erano diventate comuni.

Penso che un importante ruolo in questo processo d’integrazione lo abbiano le vacanze. Lì, vige un comune patto di “non belligeranza” che non regola solitamente la quotidianità. <<Time-out, siamo in ferie e pensiamo solo a rilassarci tutti>>. Questo pensiero condiviso è fiducia reciproca che, se rispettata, rivela come le differenze non debbano necessariamente sfociare in conflitto. Sono inoltre convito che da bambini, in estate, si cresce più velocemente che in inverno. Quando si ritornava a settembre nei soliti luoghi, ci si trovava, infatti, cresciuti di ben “un centimetro e mezzo”. Una vera conquista! Ci si sentiva un po’ più grandi e pronti per le responsabilità del nuovo anno.

Sono sicuro che chiunque stia leggendo queste righe abbia una preoccupazione in mente: la separazione, la fine dell’affido. Non lo ricordo come un evento traumatico, forse perché l’affido ti propone fin da subito una vita nella temporaneità. Tutto passa, a pensarci bene, ma l’affido porta con sé una saggezza: non ti illude mai che le cose siano infinite. Finisce e tu lo sai.
Allora la relazione di fratellanza che si costruisce non è esclusiva, né assoluta, tanto meno possessiva. Si è fratelli esattamente come si potrebbe non esserlo, non ci sono codici genetici o eredità in comune. Eppure, si sceglie di esserlo. Dopo la conclusione dell’affido ogni volta che ci si parla si sta decidendo di rimanere fratelli, anche a distanza di anni dall’ultima volta. È un nuovo tipo di fratellanza, senza regole o obblighi, è solo relazione. Ci si può anche non inviare gli auguri a Natale ma, comunque, essere fratello maggiore quando l’altra ha bisogno. Si può litigare e non invitarsi ai rispettivi compleanni ma, quando ci si incontra, quelle avventure estive rimangono disegnate sui nostri sorrisi.