G8, 10 luglio: è il giorno dell’Africa

E’ l’Africa la protagonista dell’ultimo giorno del Vertice del G8, in corso in queste ore a l’Aquila. Insieme ai leader dei Grandi 8, i Paesi africani (Algeria, Angola, Egitto, Etiopia, Libia, Nigeria, Senegal e Sud Africa) hanno lavorato sulle strategie da promuovere per lo sviluppo del continente africano.

L’Italia si è impegnata di fronte al G8 a rispettare gli impegni che aveva assunto nel 2001. Verserà infatti entro il mese prossimo 130 milioni di dollari al Global Fund per la lotta all’Aids, malaria e tubercolosi per recuperare i ritardi accumulati nei versamenti dei contributi promessi, più 30 milioni di dollari di altre insolvenze. Lo ha detto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nella conferenza stampa che ha concluso il secondo giorno del vertice del G8 a L’Aquila.
“Siamo in leggero ritardo, 130 milioni di dollari li verseremo certamente il prossimo mese”, ha risposto Berlusconi commentando la decisione del governo italiano di tagliare di 400 milioni di euro le risorse per gli aiuti allo sviluppo.  Berlusconi ha aggiunto poi che altri 30 milioni di dollari saranno versati al fondo in una fase successiva.

Anche nell’enciclica papale “Caritas in veritate” trova ampio spazio il discorso sull’Africa. “Lo schema Nord-Sud è superato – ha dichiarato Benedetto XVI ai margini del Summit del G8 – la responsabilità del sottosviluppo non è solo di alcuni Paesi ma di tanti, compresi quelli emergenti, e delle élites di quelli poveri.” Lo sviluppo dei popoli e dell’Africa, come si legge nell’enciclica, dipende soprattutto dal “riconoscimento di essere una sola famiglia”.

Ai.Bi. ha chiesto un cambio di rotta: l’aiuto pubblico ai Paesi più vulnerabili deve essere considerato come una importante forma di investimento per affrontare le emergenze umanitarie, in particolar modo quelle che colpiscono l’infanzia. E’ questo il messaggio lanciato in occasione dei lavori delle 70 organizzazioni, tra cui Ai.Bi., che hanno partecipato agli incontri della Coalizione contro la Povertà (GCAP) nei giorni precedenti al Summit. Gli aiuti ai Paesi più vulnerabili vengono considerati quindi come un investimento per il loro sviluppo, uno strumento fondamentale per garantire un sostegno alle popolazioni più colpite dalla crisi economica.

Associazioni italiane e africane si sono trovate d’accordo su un punto fondamentale: la povertà ha sempre il volto dei bambini. A subire gli effetti della recessione mondiale, infatti, vi sono migliaia di minori senza una famiglia; bambini che, seppur in tenera età, hanno conosciuto i traumi e la solitudine di chi non può contare sull’affetto di una mamma e un papà. Almeno 145 milioni di bambini nel mondo vivono in queste condizioni e sono i “protagonisti” della Quarta emergenza umanitaria del nostro tempo: l’abbandono minorile. In Africa la pandemia dell’Aids priva 10 milioni di bambini della loro infanzia, come pure delle loro madri. Spesso i bambini si prendono cura delle loro madri, perdendo la scuola ed essendo costretti a lavorare perché i loro familiari sono troppo malato per occuparsi di loro. Migliorare i finanziamenti allo sviluppo dovrebbe essere un impegno da prendersi proprio per dare una possibilità in più ad ognuno di loro.