Gelo demografico: si è mai pensato di sostenere veramente l’adozione internazionale?

Mentre nel nostro Paese continua l’incertezza politica e si discute dei massimi sistemi, c’è chi si preoccupa di un fenomeno tanto inarrestabile quanto preoccupante: il gelo demografico che si registra ormai da anni in Europa e, soprattutto, in Italia.

Il problema del “calo” delle nascite è stato oggetto di attenta analisi il 30 settembre scorso in occasione del vertice di Zagabria del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE).

Varie eminenze ed esperti hanno sottolineato la necessità di invertire questa pericolosa tendenza e l’appello di Papa Benedetto XVI è stato quello di proseguire l’impegno “per la libertà dei fedeli da intolleranza e discriminazione e per la promozione della famiglia e la difesa della vita”.

Tante le cause individuate di questo inarrestabile “gelo demografico”: la crisi della famiglia e dei suoi valori; il diffondersi di un modello di vita che ruota più intorno alle esigenze del singolo individuo che di quelle dei “gruppi”; la preminenza di stili di vita “urbani” e di una cultura che non premia le unioni e gli impegni; la crisi economica e la pressione fiscale e i costi a carico delle famiglie; il tasso di fertilità in diminuzione… Qualunque sia la causa, è urgente pensare alle possibili soluzioni per combatterlo.

Devono essere sostenute la formazione delle famiglie e, in particolare, la genitorialità inclusa la genitorialità adottiva. Il problema del gelo demografico va, infatti, inquadrato in una prospettiva ampia ed affrontato facendo i conti con la realtà e i bisogni del mondo, dove ci sono oltre 145 milioni di minori orfani. Occorre un preciso sforzo del governo per il rilancio dell’adozione dei minori.

Per sostenere l’adozione nazionale è urgente creare la banca dati dei minori adottabili e stabilire un costante scambio di informazioni fra i vari tribunali per i minorenni anche sui dati delle famiglie disponibili all’adozione. Per l’adozione internazionale occorrono sforzi maggiori: innanzitutto vanno ridotti i tempi di attesa e i costi dell’adozione. Così la dichiarazione di idoneità delle coppie potrebbe essere, come in altri paesi europei, un provvedimento amministrativo sottratto alla competenza dei tribunali. E’ fondamentale promuovere la gratuità dell’adozione: oggi l’adozione internazionale è prerogativa dei ceti sociali con un reddito medio-alto a causa dei costi elevatissimi che sono interamente a carico dei genitori adottivi. Servono urgenti politiche economiche di sostegno a queste famiglie, ad esempio attraverso la detrazione fiscale del 100% delle spese (oggi la legge prevede la detrazione del solo 50% delle spese sostenute).

A garanzia del principio di sussidiarietà, e anche in risposta a quanti temono il “mercato” dei bambini stranieri, l’adozione internazionale deve essere coordinata agli interventi che il nostro Paese realizza nel quadro della cooperazione allo sviluppo: serve una politica estera dell’adozione internazionale, con lo spostamento della stessa sotto la direzione del Ministero degli Affari esteri. La maggior parte degli enti autorizzati sono oggi realtà troppo piccole e male organizzate: dovrebbero essere tutti effettivamente attivi nella realizzazione di progetti di cooperazione allo sviluppo nella materia della protezione minorile. Servono enti presenti sul territorio, sottoposti a maggiori controlli e capaci di fornire servizi effettivi, competenti e omogenei, in collaborazione con tutti i soggetti interessati al cammino adottivo.

Per il rilancio dell’adozione dei minori occorre inoltre la conclusione di accordi bilaterali seri e ben studiati con alcuni Paesi, allo scopo di agevolare celerità e trasparenza nelle procedure. Oggi molti accordi vengono conclusi solo per scopi politici, ma senza la dovuta attenzione ai contenuti che devono essere disciplinati per rendere le adozioni possibili, legali e rispettose delle esigenze e dei diritti dei minori e delle famiglie accoglienti.