Genitori adottivi RDC “La Cai dovrebbe essere il luogo della accoglienza di figli venuti dal mondo in famiglie italiane, non un Commissariato o una Procura della Repubblica”

genitori rdcL’intervista rilasciata dalla Presidente della Cai, Silvia Della Monica, a Repubblica ha scatenato diversi mal di pancia e critiche. In primis da parte dei genitori adottivi della Repubblica democratica del Congo che, come precisano nel loro blog, aspettano da 1000 giorni di riabbracciare i loro figli. Per quanto, nel lontano 2014, la stessa Presidente Della Monica avesse detto appena la RDC sbloccherà, in tre gg i bimbi saranno a casa…abbiamo già disposto per il menù del loro viaggio di arrivo!

I genitori si dicono disorientati e allarmati dalle gravi dichiarazioni di Della Monica e chiedono l’identificazione degli enti presentati come scorretti; mettono in evidenza come abbia trasformato la commissione adozioni internazionali da organo collegiale in monocratico e sacrificato il dialogo a favore di un modus operandi ‘poliziesco’. E di tutto questo ne fanno le spese le famiglie ma soprattutto i bambini che ancora aspettano di partire per l’Italia.

Riportiamo la versione integrale della risposta dei genitori del comitato Rdc alla presidente Della Monica.

Con grande interesse abbiamo dato lettura dell’intervista che la Presidente della CAI ha rilasciato a Repubblica ieri. Ne sono scaturite alcune riflessioni,  che intendiamo condividere qui nel nostro blog. Lo facciamo nella nostra veste di genitori adottivi in attesa da quasi 1000 giorni, ma anche da cittadini di questa Repubblica.

La CAI è l’istituzione che sovrintende tutti gli enti che gravitano nel sistema delle adozioni, l’istituzione che ha il compito di vigilare sul buon funzionamento degli stessi, al fine di garantire ai bambini ed ai genitori la piena correttezza di ogni singolo iter adottivo, offrendo così la necessaria serenità della comunità adottiva, prima, dopo e durante il percorso. Ebbene apprendere che vi sono enti che “non si sono comportati con rigore” senza che siano doverosamente identificati, legittima da parte nostra il sospetto su qualsivoglia ente. Troviamo ciò profondamente disorientante:   in primo luogo per noi genitori ora allarmati da questa dichiarazione tanto grave quanto vaga, in secondo luogo per gli enti virtuosi che cadono inevitabilmente vittime di un equivoco ingiusto. Di fronte a ciò non possiamo che rispettosamente invocare  la CAI  di procedere  tempestivamente nella identificazione degli enti presentati come scorretti. Ciò a doverosa nostra tutela e dei genitori adottivi che verranno: che sempre e certamente intendono ed intenderanno “affidarsi ad un ente serio”.

Quanto alle mancate convocazioni dell’assemblea della Cai ci permettiamo di rilevare come, laddove sussistano dei conflitti di interessi, ci parrebbe opportuno che gli stessi vengano superati; non già trasformando una istituzione collegiale in monocratica, ma segnalando le irregolarità e cercando di bypassarle per la fluidità dell’azione della nostra casa, tale vorremmo fosse da sempre la Cai. Di certo nell’ambito del miglioramento della organizzazione interna  della Cai, siamo certi non sia sfuggito un altro elefantiaco problema di controllore/controllato, che ci permettiamo  comunque e modestamente segnalare, nella speranza del miglioramento della stessa commissione, che riguarda l’attuale Presidenza e Vicepresidenza, confluite nella stessa persona. Su questo siamo certi interverrà prontamente la stessa Presidente, a garanzia del principio della stessa evocato. Rincresce, davvero, dal profondo del cuore, leggere che la Presidente abbia con fermezza e piena volontà  imposto un modus operandi poliziesco.

La Cai è il luogo della accoglienza di figli venuti dal mondo in famiglie italiane, a nostro giudizio non dovrebbe affatto trasformarsi in un Commissariato o in una Procura della Repubblica. Su questo invitiamo rispettosamente la Cai, come sempre fatto per nostra parte, a ritrovare prontamente la via del dialogo ed a permettere alle istituzioni preposte, Magistratura in primis, l’esercizio dei compiti investigativi e di indagine che solo ad essa competono, con l’ausilio delle Forze dell’Ordine. Quanto alla nostra vicenda, i nostri figli, rileviamo ancora una volta come lo sblocco decisivo della Rdc, risalga a settimane or sono e per tutti i paesi coinvolti.

Ad oggi, in ogni caso, nessuno dei nostri bambini ha ancora goduto del nostro abbraccio, ancorché l’intera fase burocratica finale potesse essere espletata durante il blocco ed ancorché ciò ci fosse stato garantito nella riunione con la Presidente Cai tenutasi in Roma nel novembre 2014: “appena la RDC sbloccherà, in tre gg i bimbi saranno a casa…abbiamo già disposto per il menù del loro viaggio di arrivo! ”

Se ne ricorda Presidente?

Comitato Genitori adottivi RDC