Giuseppe, un padre messo alla prova


“Giuseppe è un uomo messo continuamente alla prova. La sua fede è messa alla prova nel travaglio del dubbio e della domanda, nell’assenza di ogni evidenza della propria paternità.” E’ questa la riflessione di Maurizio Chiodi (Docente di teologia morale presso la Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale e il Seminario vescovile di Bergamo, nonché Consigliere spirituale dell’Associazione La Pietra Scartata) nel corso della Sesta Giornata di studio e confronto per una Spiritualità dell’Adozione, tenutasi oggi a Cervia.

Da un’originale e suggestiva prospettiva, Chiodi ha messo in luce il significato e le caratteristiche della prova nella Sacra Scrittura, intesa innanzitutto come la relazione dell’uomo con Dio. La prova, infatti, riguarda la condizione strutturale dell’uomo nel suo rapporto con la divinità.

“Per Giuseppe la prova consiste essenzialmente nella fede. – ha detto Chiodi – La sua fede in Dio si decide nella relazione con Maria. Credere alle sue parole, interpretare il ‘segno’ di quel figlio, significa per lui decidersi a credere a Maria e ad accogliere quel figlio come il proprio, impegnandosi ad essere per lui padre. A Giuseppe è chiesto non solo di credere a Maria, ma di fidarsi di un Dio che proprio nel ‘segno’ delle parole della sua sposa si rivela a lui come sorprendente e trascendente ogni umano desiderio.
Ma, nella rinuncia a essere padre, per lui si aprirà l’inatteso compimento di essere addirittura il padre del Figlio di Dio!”

La “prova” di Giuseppe è stata spiegata anche alla luce della crisi della figura paterna nella cultura contemporanea. L’autorità del padre è svilita. Le questioni educative, ad esempio, vengono spesso delegate dai genitori agli “esperti”, i cultori delle scienze umane, cui viene attribuita ogni autorità, in virtù della loro conoscenza scientifica.

In tal senso la crisi del padre riguarda la crisi della famiglia stessa, in stretta relazione con quella dell’educazione e di ogni relazione educativa.

“La crisi del padre rende certo oggi più difficile anche essere padri adottivi, perché tale crisi coinvolge anche questa forma di paternità. E tuttavia per altro verso, la crisi apre anche delle opportunità nuove e forti, che possono arricchire la figura paterna nella società contemporanea. In realtà le difficoltà coincidono con le opportunità. In ciò consiste la ‘prova’ nella paternità adottiva.” ha aggiunto Chiodi.

La condizione di Giuseppe è quella di tutti i padri adottivi.

Ciò che contraddistingue la paternità adottiva è l’assenza di un legame ‘carnale’, o di sangue, come spesso si dice. Ma questa assenza si accompagna alla presenza di un diverso, e non minore, ‘legame carnale’, di un legame cioè che passa attraverso la carne e la storia quotidiana.

In tal senso nella paternità adottiva si evidenziano bene alcuni di quei tratti che caratterizzano anche la paternità che nasce dalla generazione biologica, in quanto anche questa ha una originaria qualità ‘spirituale’ e simbolica che impedisce di ridurla a fatto puramente fisico. Laddove questo accadesse, la paternità fisica non sarebbe più propriamente ‘umana’.